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Vagina cake

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Stati Uniti. Immaginate un pomeriggio in casa, nel bel mezzo di un baby shower tra amiche per festeggiare una futura mamma e il suo bambino. Profusione di colori confetto, nastri e palloncini ad addobbare la stanza.
Il tavolo è ingombro di regali per il bebè. Se ne aprono alcuni, si levano gridolini estatici davanti a completini per neonato.
Si scartano tutine per bambole, scarpette lavorate a uncinetto, cappellini, lenzuola decorate con orsacchiotti o regali pratici come una bilancia e un seggiolone.
Si mangia, si ride, si racconta, accarezzando ogni tanto la pancia della futura mamma.
Immancabili i racconti sul parto, suddivisibili in due categorie: bimbi partoriti come proiettili o dopo non meno di 12 ore di travaglio. Poi, i primi giorni dopo la nascita, la felicità e la stanchezza. Un’amica accenna alla depressione post-partum, ma viene fulminata da almeno dieci paia di occhi.
A fine pomeriggio arriva una torta, coloratissima e trasudante calorie e coloranti come solo i dolci nordamericani sanno fare.
Su un elegante vassoio d’argento campeggia un gigantesco dolce rosa a forma di vagina in fase di travaglio, completa di testa di bambolotto, per metà dentro e metà fuori.
Senza scomodare la psicanalisi e chiederci come madri passate, presenti e future possano simbolicamente cibarsi di un bambino non ancora nato, si tratta senza dubbio di una nuova frontiera del trash culinario.
Dopo le torte a forma di campi da baseball, torri Eiffel o quartieri di Manhattan, le torte ginecologiche per le future mamme sono la novità del momento.
Potrebbero fornire degli spunti per festeggiare l’asportazione delle tonsille, la sospirata plastica al naso o un’operazione riuscita alla prostata.
Come salvarsi dall’assaggio? La vecchia scusa del mal di pancia funziona sempre.

P.S. Lascio la ricerca di immagini alla vostra curiosità, basta digitare Vagina cake su google. Possibilmente lontano dai pasti.

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PAOLA GIANNELLI

Pugliese d’origine, milanese d’adozione, mamma, moglie e blogger (Parla con noi di Repubblica D e Stavo Giusto Pensando) ho sviluppato il mio percorso professionale all'insegna della curiosità e delle nuove opportunità. Ho iniziato la mia carriera come ricercatrice economica nel settore dell’economia agroalimentare presso il centro studi Nomisma subito dopo il conseguimento del master in International business administration negli Stati Uniti, per poi approdare alla consulenza direzionale di tipo strategico in CAP GEMINI Ernst & Young. Sono ora consulente indipendente, specialista in internazionalizzazione delle imprese del Made in Italy sui mercati esteri, asiatici in particolar in particolar modo, e annovero un passato da globe trotter per necessità (dagli Stati Uniti, Brasile e Argentina, alla maggior parte dei Paesi del Sud-est asiatico, passando per l’Europa). Precocemente attratta dalla scrittura che mi ha portata a buttare giù appunti e storie sui supporti più disparati (dagli scontrini del supermercato, ai sacchetti del pane, al palmo delle mani). Negli ultimi anni ho sviluppato una seconda focalizzazione professionale partita con l’adesione al progetto di Ellerì.

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