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D’Alema Fondazioni e Coop

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Le parole in corsivo che seguono hanno quasi quindici anni. Furono pubblicate il 25 luglio del 2000 dalle agenzie di stampa ADN Kronos e DIRE e riprese poi su vari quotidiani. Quel giorno D’Alema aveva incontrato a Bologna esponenti della Cooperazione per sollecitare finanziamenti alla fondazione Italianieuropei in fase di decollo. Sull’evento mi fu chiesta una opinione; eccone il resoconto nella versione ADN Kronos, sostanzialmente identica a quella della DIRE

 

“I partiti sono indeboliti, le fondazioni possono coprire il loro spazio… E’, in estrema sintesi, quanto affermato da Massimo D’Alema oggi a Bologna, nel corso di un incontro con la Lega delle cooperative. “Nel momento in cui i canali tradizionali si sono indeboliti – ha detto il presidente della fondazione ‘Italianieuropei’ – le fondazioni possono coprire lo spazio che oggi i partiti non coprono più “. E le parole dell’ex premier vengono commentate duramente da Claudio Petruccioli. Arriverà il momento – dice l’esponente dei Ds – in cui D’Alema spiegherà e qualcuno gli chiederà che cosa ha davvero in mente. Prima, per lui, il partito era tutto. Ha fatto la “Cosa 2”*, dicendo che il partito faceva un salto in avanti, che era una risorsa. E’ arrivato a Palazzo Chigi portato da un patto tra i partiti** . Adesso*** , all’improvviso, scopre che i partiti non contano più: e contano le fondazioni… E poi non so quali, oltre alla sua…”. Petruccioli osserva che l’ex presidente del Consiglio “da’ luogo a incontri singolari; perché non so in che termini si configuri un rapporto tra cooperative e fondazione. Dice, anche, che non gli hanno consentito di sviluppare il suo riformismo e poi sembra ammiccare ad ambienti che non sono così accentuatamente riformisti…” Insomma, a Petruccioli sembra che “l’azione politica di D’Alema sia più un contributo alla confusione che alla chiarezza. E di questo mi rammarico. Da un leader politico vorrei chiarezza e trasparenza. Un leader politico – insiste Petruccioli – deve far capire cosa vuole, quali sono le sue mete. Abbiamo tanti problemi – sospira Petruccioli – questo è un problema in più…”.

 

Ieri sera, lunedì 13 aprile, ho seguito su LA7 la conversazione fra D’Alema, Lilli Gruber e Massimo Franco. L’argomento era lo stesso che avevo affrontato nel 2000. Ho pensato di mettere a disposizione dei lettori de “La rivista intelligente” questa documentazione; anche perché le mie idee di oggi sono uguali a quelle di allora.

 

*Il riferimento è agli “Stati generali della sinistra” che si svolsero a Firenze nel febbraio 1998 e segnarono il passaggio dal PDS ai DS

**Nell’Ottobre 1998 la caduta del governo Prodi e la nascita del governo D’Alema furono conseguenza della dissoluzione della coalizione che aveva vinto nelle elezioni del 1996 e di un patto fra forze politiche che incluse anche l’UDR ispirata da Francesco Cossiga, che raggruppava parlamentari non appartenenti alla maggioranza uscita dal voto

***D’Alema si era dimesso a seguito del cattivo risultato delle elezioni regionali. Dal 19 aprile del 2000 non era più Presidente del consiglio

 

 

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CLAUDIO PETRUCCIOLI

Nella vita ho fatto molte cose, ho avuto esperienze diverse, ho conosciuto tantissime persone; alla mia età (sono nato nel 1941) possono dirlo più o meno tutti. Mi piacciono molto le esplorazioni di luoghi poco frequentati perché i più preferiscono evitarli Ci sono stati momenti in cui sono stato “famoso”. Ad esempio nel 1971 quando a L’Aquila ci furono moti per il capoluogo durante i quali furono devastate le sedi dei partiti, compresa quella del Pci, di cui io ero segretario regionale. Ma, soprattutto, nel 1982 per il cosiddetto “caso Cirillo”, quando l’Unità pubblicò notizie sulle trattative fra Dc, camorra e servizi segreti per la liberazione dell’esponente campano dello scudo crociato sequestrato dalle BR. Io ero il direttore de l’Unità e mi dimisi perché usammo un documento “falso”; che, però, diceva cose che si sono dimostrate, poi, in gran parte vere. Sono stato in Parlamento e nella Segreteria del Pci al momento in cui cadde il Muro di Berlino, e anche Presidente della Rai. Con queste funzioni sono stato “noto” ma non “famoso”. La fama te la danno i media. Io, durante il caso Cirillo, ho avuto l’onore di una apertura su tutta la prima pagina de La Repubblica: “Petruccioli si è dimesso”. Quanti altri possono esibire un trattamento del genere? PS = Una parte di queste avventure le ho raccontate in “Rendiconto” (Il Saggiatore) e “L’Aquila 1971” (Rubbettino)

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