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Nient’altro che una apparenza

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Diego Velasquez - Las Meninas - 1656

Gli specchi e la copula sono abominevoli poiché moltiplicano il numero degli uomini” (Jorge Luis Borges).

Il quadro che non si vede nasconde i personaggi che lo specchio riproduce e dinanzi a loro la figlia, il frutto del loro abominio, circondata dalle damigelle, spettatrice di uno spettacolo che soltanto qualche secolo dopo si sarebbe chiamata Arte.
Il re è il padrone dell’artista, della sua creazione e pure del suo processo creativo. Filippo vuole vedere come il pittore dipinge, quando dipinge e quando pensa cosa dipingere. Diego, il pittore più bravo al mondo, nel suo quadro più famoso si racconta e racconta la corte che assiste alla sua creazione, manco il pittore fosse un giocoliere, un buffone, un’attrazione del circo.
Lui però non è un giocoliere, ma un mago vero che riesce persino a mostrare quello che avviene fuori dal quadro, cioè il quadro che sta dipingendo. Resta tuttavia una domanda senza risposta: nello specchio Filippo e Maria Anna sono il riflesso dei sovrani in posa oppure quello del loro dipinto?
O forse nessuna delle due cose, perché magari lo specchio non è uno specchio e i sovrani non sono i soggetti del quadro ma gli spettatori discreti della seduta di posa dell’infanta Margherita.
Quanti labirinti può creare la mente di un giocoliere. Quanti misteri per un solo quadro.

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Trecento anni dopo Picasso ci si intrufola dentro portandosi appresso il suo specchio magico. Da tale intrusione ne nascono 58 Las Meninas, anzi 58 al quadrato, perché ogni dipinto contiene dentro sé gli altri 58. Un’ossessione? O piuttosto l’esigenza di srotolare sulle tele il lunghissimo filo che il pittore catalano aveva utilizzato per non perdersi dentro i labirinti di Velasquez?
Comunque sia il risultato è strepitoso. Picasso riesce a scomporre e a ricomporre Las Meninas in un vortice di colori, di geometrie e di riflessi di luce, creando un originale sistema cronometrico in cui il tempo si misura con il tempo e tutti gli orologi sono senza lancette. E il cronografo ufficiale è il ciambellano di corte Josè Nieto colpevole di aver scostato la tenda e aver fatto vomitare dalla gola di Cronos tutto il passato che non abbiamo visto passare, che c’è sfuggito, le persone che non abbiamo afferrato, amato o solamente guardato, i colori che non abbiamo nominato, la musica che non abbiamo sentito, i cibi che non abbiamo assaggiato.
Per uno scherzo della sorte a me è capitato di vedere prima le damigelle di Picasso a Barcellona e poi il quadro di Velasquez a Madrid. Se ancora non li avete visti vi consiglio di iniziare da Picasso. Vedere le 58 tele dell’artista del secolo scorso è come leggere un manuale di istruzioni prima di utilizzare una macchina. A El Prado dinanzi al dipinto originale vi sembrerà tutto più chiaro, salvo poi accorgervi, appena usciti dal museo, non appena Josè Nieto ha richiuso la tenda, come tutta quella chiarezza fosse nient’altro che un’apparenza.

Pablo Picasso - Las Meninas - 1957

Pablo Picasso – Las Meninas – 1957

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