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Ai vostri Condom rispondiamo con i nostri Goldoni

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La fabbrica Hatu negli anni 30

Hatu è stato uno storico marchio di profilattici e altri prodotti in gomma: tettarelle per biberon, ciucciotti, guanti e simili. L’azienda produttrice fu fondata nel 1922 da Franco Goldoni a Casalecchio di Reno; la sua nascita è accompagnata da una storia – o leggenda – simile a quella raccontata da Corrado Visone.

Goldoni era testimone diretto della esuberante vitalità di concittadini e concittadine, che si esprimeva in modo particolare durante le feste a cavallo della mietitura. Conosceva gli inconvenienti, sanitari e non, che spesso ne derivavano. Per di più, la Grande guerra aveva dato uno scossone ai comportamenti e ai costumi, anche sessuali, degli italiani. Per i preservativi c’era ormai un mercato forse abbastanza ampio da giustificare l’impianto di una fabbrica; per i capitali poteva rivolgersi al Maccaferri, un solido industriale della vicina Zola Predosa.

Goldoni era sinceramente religioso, e anche uomo di mondo: una reprimenda, per non dire una condanna, non solo voleva evitarla, ma capiva che avrebbe compromesso il successo dell’impresa. Si preoccupò, dunque, della possibile reazione dei preti, della Chiesa. L’iniziativa non sarebbe stata bollata come un incentivo a peccare?

Dopo qualche giorno e altrettante notti di dubbi tormentosi, decise di tagliare la testa al toro, e chiese udienza all’arcivescovado, retto da poco da Giovanni Battista Nasalli Rocca, un piacentino di cui si diceva gran bene. L’Arcivescovo lo ricevette con cordialità e lo sollecitò, paterno: «Cosa devi dirmi, figliolo?». Goldoni illustrò l’utilità del suo apparecchio e la bontà delle proprie intenzioni, volte a tutelare la salute non solo fisica ma anche morale di tanti, maschi e femmine, mettendoli al riparo almeno delle peggiori conseguenze. In ogni caso, concluse, non avrebbe mai fatto nulla che potesse dispiacere a Santa Madre Chiesa.

Il futuro Cardinale (Pio XI lo nominerà di lì a poco, nel 1923) lo ascoltò con la massima attenzione, meditò per alcuni minuti; poi si alzò dalla sedia, offrì l’anello al bacio di Goldoni, elevò le braccia e gli occhi al cielo e scandì le parole latine: «Habemus tutorem». L’altissimo viatico riempì d’entusiasmo il cristianissimo imprenditore il quale dall’incipit di quelle due sante parole trasse il fortunatissimo marchio “Ha…tu”.

Gli ignari utilizzatori della benefica protezione non conoscevano i precedenti; e, senza essere re, decisero di chiamare il preservativo con il nome del suo inventore. Come CarloII lo aveva battezzato Condom, loro decisero che, in Emilia, era il Goldone.

Dal 1994 al 2001 sono stato senatore eletto nel collegio di Bologna Bazzanese di cui Casalecchio è il centro più grande e Zola Predosa uno dei comuni con più alto tasso di imprenditorialità. Non so quante volte ho sentito raccontare questa storia; anche perché in quel periodo, nel 1998, la gloriosa impresa cessò tristemente l’attività. Illustri studiosi sostengono che esista un documento ufficiale nel quale le parole dell’Arcivescovo sono documentate. Io non l’ho visto; ma non ho motivo di dubitare che ci sia davvero.

 

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CLAUDIO PETRUCCIOLI

Nella vita ho fatto molte cose, ho avuto esperienze diverse, ho conosciuto tantissime persone; alla mia età (sono nato nel 1941) possono dirlo più o meno tutti. Mi piacciono molto le esplorazioni di luoghi poco frequentati perché i più preferiscono evitarli Ci sono stati momenti in cui sono stato “famoso”. Ad esempio nel 1971 quando a L’Aquila ci furono moti per il capoluogo durante i quali furono devastate le sedi dei partiti, compresa quella del Pci, di cui io ero segretario regionale. Ma, soprattutto, nel 1982 per il cosiddetto “caso Cirillo”, quando l’Unità pubblicò notizie sulle trattative fra Dc, camorra e servizi segreti per la liberazione dell’esponente campano dello scudo crociato sequestrato dalle BR. Io ero il direttore de l’Unità e mi dimisi perché usammo un documento “falso”; che, però, diceva cose che si sono dimostrate, poi, in gran parte vere. Sono stato in Parlamento e nella Segreteria del Pci al momento in cui cadde il Muro di Berlino, e anche Presidente della Rai. Con queste funzioni sono stato “noto” ma non “famoso”. La fama te la danno i media. Io, durante il caso Cirillo, ho avuto l’onore di una apertura su tutta la prima pagina de La Repubblica: “Petruccioli si è dimesso”. Quanti altri possono esibire un trattamento del genere? PS = Una parte di queste avventure le ho raccontate in “Rendiconto” (Il Saggiatore) e “L’Aquila 1971” (Rubbettino)

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