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Eliogabalo

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FIGURAZIONI DI UN ANTICHISSIMA LIBERA VITA, DI ENORMI MITI SOLARI,DI STRAGI DI ORGIE SI CREARONO AVANTI AL MIO SPIRITO. Con queste parole marchiate a fuoco vivo nello spirito e nel corpo Dino Campana definisce in una sintesi perfetta lo spirito barbarico, che, più che mai vivo, vige oltre ogni misura nel periodo storico dove maggiormente, nella sua rievocazione poetica, si colloca la fame di meraviglioso, di assoluto, violentemente e severamente ricercata da Antonin Artaud nell’ELIOGABALO: la decadenza romana. Un’ epoca dove tutti copulavano con tutti: un’epoca, tornata mito e trasformata in mito da Artaud, che diviene fortemente spirituale: infatti il punto saliente rinnegato da ogni spiritualità post cristiana, post buddistica, islamica ed ebraica è proprio l’indissolubilità epifanica dello spirito e del corpo, come se la Storia entità inventata, sia scaturita parallelamente all’invenzione, e alla nascita di religioni che rinnegavano la visione e l’epifania panica, spirituale ed erotica, come estrema conoscenza del mondo. Strappati dalla vita, questi iddii si sono rifugiati in cielo e hanno dato corso alla Storia, all’Età adulta, alla responabilità, al dovere, al disincanto, al Nulla. Un Nulla contro cui Eliogabalo insorge.. Io che ho dedicato romanzi al dio-fanciullo che sia Caligola, Nerone o Dioniso stesso so bene come non mai cosa visse Artaud, nel voler dilacerare per sempre il contrasto tra cultura e vita, tra spettacolo, rappresentazione e teatro restituito al Mistero Eleusino, il teatro mistico, un mondo restituito agli eroi nel senso antico, abitatori disumani dei corpi degli attori. La decadenza ha almeno due facce: una umanistica, che Marguerite Yourcenar ha grandemente voluto e ottenuto nelle sue MEMORIE DI ADRIANO, e un’altra propriamente decadente, dove il caos fiorente di divinità che continuamente oscillano e bruciano sopra sconfinati abissi divorano l’uomo e lo conficcano nel misticismo, e dove la centralità dell’uomo acquista un valore estremizzato, violento, restituito per sempre all’Infanzia, e al suo mito. La decadenza con al centro il mistero Orfico, il dio fanciullo, il gioco. Nel naufragio dello spirito, tra spettacoli, vesti, corpi, amuleti, in una crudeltà che è rigore, disamina, e ordine immediato della vita, “ordine fulminante”, l’ELIOGABALO ha costituito un precedente fondamentale al mio lavoro, che, tolto il misticismo e l’esoterismo, tolta l’idea della Storia come identità, ha offerto un importante elemento di ispirazione, stabilito una sintonia, perchè i libri non ci insegnano nulla, in essi troviamo solo ciò che da sempre è già in noi.

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