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Investitura

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Il volto illanguidito da notti erranti e da prodigi furiosi il cavaliere dall’armatura d’argento, Stephan Dedalus conficcò la spada nel centro smeraldo del bosco di frassini. Dinnanzi a lui s’ergeva colossale quale il Tempio di Karnak il frassino sacro, dove Odino: il Re dio divenne sciamano, e giacendo impiccato per nove notti allucinate, allucinate forze si conficcarono in lui. Perchè addentro il confine tra vita e morte la chiarezza di ciò che si vede è la forza di ciò che si sa. Nove streghe volteggianti per nove notti volarono d’attorno al dio monocolo con ali di burro, tra le dita fiammanti di neve lucente dei rami degli alberi, e Stephan Dedalus si inchinò di fronte al grande albero, lui che in tutta la sua vita mai di fronte a niente e a nessuno si era inchinato. L’Effige di San Giorgio contro il Drago era dipinta nello scudo del cavaliere, e scolpita nel legno dell’albero. Ecco il segreto della sua venuta. La Conoscenza: il dono che Odino trangugiò bevendo dalla sorgente presieduta da Mimir e contorte convulsioni lo presero. La Conoscenza. Per nove notti digiunò e resistette il cavaliere dall’armatura d’argento, il delirio e la sete lo sconvolsero, ma nulla a lui venne. Poi un lupo dal manto d’argento a lui si accostò e parlò. “I tuoi sacrifici sono patetici e inutili, se vuoi la Conoscenza devi soltanto chiarire un quesito, sei disposto a Conoscere tutto ciò che la Conoscenza comporta?” Ormai era tardi per rifiutare e assentì euforico Stephan.
“Allora raccogli la spada, d’ora in poi il legno del frassino sacro sarà la tua spada”
E Il cavaliere si trovò denudato e scompigliato contro lo sferzare del vento, stringente in mano un bastone di frassino in un attimo fu sua la Conoscenza che tutto travolge: perché la conoscenza non si conosce poco alla volta, la conoscenza non si acquisisce con lentezza, la conoscenza non è ciò ( che)conosci ma un brulicare di fiamme che si chiama sete che chiama sete inappagabile, e la vita da allora in avanti non fu che questa sete, bocca di sabbia gridante un sol nome, ferita mostruosa le cui labbra pronunciano parole in eterno suscitanti il deserto, parole che dentro al deserto suscitano vertiginose visioni, pietre spaccate che gridano grida di guerra tra le rovine del Tutto.
Stephan il bardo, ricordando la sua giovinezza, in tarda età, nell’orgoglio di una gloria sofferta, attende quieto la morte, perché sa che le sue gesta vivranno.
Stephan il bardo, ricordando la sua giovinezza, in tarda età, nell’orgoglio di una gloria sofferta, attende inquieto la morte, perché sa che le sue gesta vivranno

 

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