IL MONDO IN UNA STANZA
Le persone e le cose che conosce sono tutte lì, nella stanza. In “Stanza” per meglio dire. Dentro quelle quattro mura ci sono Ma’, Sedia 1, Sedia 2, Letto, Armadio, Tappeto, Lavandino e Lucernario. C’è anche Pianta che è da sempre sulla mensola, nonostante le foglie siano secche da un pezzo.
Tutti gli oggetti inanimati sono suoi amici e lui, il bambino, li saluta uno a uno, al mattino.
Poi c’è Ma’, ovvio, che lo stringe a sé, canta per lui, con cui fa stretching e prepara la torta per il suo compleanno.
Tutto il resto del mondo, a parte Topo, che un giorno appare furtivo e poi scappa quando Ma’ lo scaccia, tutto quel che è fuori dal suo mondo, è dentro Televisore.
Ogni tanto, di notte, arriva Vecchio Nick, allora il bambino scappa via dal letto di Ma’ e si nasconde dentro Armadio. Si dorme da Dio anche chiusi lì dentro.
Il regista irlandese Lenny Abrahamson, complice una sceneggiatura scarna e mai pruriginosa, lascia che la storia, avvincente e drammatica, venga raccontata attraverso il punto di vista del bambino. Anche la figura di Ma’, le sue angosce e fragilità, sono filtrate dagli occhi attenti e vivaci del piccolo.
Le implicazioni psicologiche, i risvolti sociali, l’impatto e l’invadenza dei media che pure vengono squadernati all’interno della vicenda narrata, sono sempre e soltanto un pretesto per farci capire cosa succede nel cuore di Jack, questo il nome del bambino.