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Manuale di sopravvivenza

Il sapere dei padri e quello dei figli

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Ho riaperto dopo decenni (era il1985) uno dei più interessanti libri scritti da Herbert Marcuse, ‘Il romanzo dell’ artista nella letteratura tedesca’, lungo saggio pubblicato nel 1922 come dissertazione di laurea alla università di Friburgo. E’ un percorso storiografico-culturale avvincente che dallo ‘Ardinghello’ di Heinse al ‘Werther’ di Goethe fino alla ‘Morte a Venezia’ di Thomas Mann, fa luce filosofica sul protagonismo della personalità artistica e poetica nei romanzi, le novelle, i racconti della letteratura tedesca a partire dalla sua radice ‘romantica’. Lo commentai sulle pagine di ‘Rinascita’ dopo averlo letto con avidità non appena venne pubblicato per la prima volta in Italia dalla Einaudi, e Marcuse era scomparso da pochi anni.
Ricordo di aver portato il testo con me in un viaggio invernale a Santa Cristina di Val Gardena dove accompagnai mia figlia Cecilia alle prime armi con il piacere dello sci. Mentre leggevo, tutto preso dagli argomenti trattati, ben più che distratto da quanto mi capitava attorno secondo il mio solito, la mia figliola deve avermi osservato con un certo stupore, e forse anche un po’ di disappunto dovuto alla mia – nei suoi confronti – disattenzione.
Ne nacque un dialoghetto che mi sorprese e volli annotare sull’ultima pagina bianca del libro di Marcuse perché mi parve illuminare a tutto tondo la situazione che si era creata tra padre e figlia, e soprattutto perché vi riconoscevo una incontrovertibile e stringente dialettica che la mia Cecilia, a poco più di otto anni, mostrava di avere nel suo semplice e limpido argomentare.
Eccolo:
C-: “Papà perché ‘studi’…?”;
D-:”Io ho già ‘studiato’, ma non finisco mai di sapere…”;
C-:”Ma in quello che studi non c’è ‘tutto’…”;
D-: “Ma io non voglio sapere ‘tutto’, io voglio sapere quello che c’è in questo libro…”;
C-: “Ma perché ‘studi’ quel libro…?”;
D-:”Perché sono uno che non sa ‘tutto’…”;
C-: “Allora vedi che vuoi sapere ‘tutto’…?”.

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DUCCIO TROMBADORI

Duccio Trombadori. Nato a Roma nel 1945, figlio e nipote d’arte, dal padre Antonello e dal nonno Francesco ha ereditato la passione per la politica e la pittura. Laureato in Filosofia, è stato giornalista, critico d’arte, saggista, docente di estetica alla università di Architettura di Roma. Ha iniziato a scrivere d’ arte su ‘L’Unità’ alla fine degli anni Settanta, ha continuato in seguito su ‘Rinascita’, ‘Panorama’, ‘Il Foglio’, ‘Il Giornale’, e sul Tg3. Esperto d’ arte italiana del ‘900, ha diretto una rivista d’arte (‘Quadri&Sculture’, 1993-1998) ed ha curato monografie di Mario Mafai, Francesco Trombadori, Antonio Donghi, Riccardo Francalancia, Giulio Turcato, Renato Guttuso, Mario Schifano, Mario Ceroli. Tra il 1993 e il 2013 ha collaborato a diverse edizioni della Biennale di Venezia, di cui è stato consigliere di amministrazione. E’ stato più volte consigliere di amministrazione della Quadriennale di Roma. E’ autore di un libro- intervista con Michel Foucault (1982) e di una biografia ragionata di Gino De Dominicis (2012) . Un suo libro di versi (’Illustre Amore’, 2007) è giunto finalista al Premio Viareggio. E’ pittore di piccoli paesaggi di gusto ‘novecentesco’ che ha esposto a Parigi e Roma tra il 1990 e il 2014.

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