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Kattivismo & Buonismo

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Illustrazione Stefano Navarrini ©

Dal diamante di Washington è uscita una palla avvelenata e qui nelle province dell’impero, si scatenano cori di guerra e sofismi-suicidi.
Kattivi contro Buoni è il tema e un brivido corre lungo la schiena, a quanto pare non ci saranno prigionieri.
Trump ruota il ghigno soddisfatto sfidando l’orizzonte ma, qui da noi, si sapeva già tutto. Si perché da quando l’italico si è disamorato della nazionale di calcio e si è dimesso da allenatore, si è trasformato in esperto di geopolitica e le raffinate previsioni-a-consuntivo sono il suo pane. (la casalinga di Voghera come la grande firma giornalistica)
Così in una delle due contrapposte “curve” fioriscono i cappellini con autografo e data (la data fa nel caso giurisprudenza…fin dal lontano….) ed è fraterna competizione tra chi, accomuna Iltrump in un identico sentire xenofobo e chi invece se lo intesta come sodale vaffanculista generalista.
Nella curva opposta, dall’alto di una tradizione più “teNNica”, si era guardato con diffidenza alla kermesse elettorale USA, un po’ perché USA fa rima con sopracciglio alzato, un po’ perché: “cazzo-hanno-messo-lì-quella li-ke-è-espressione-delle-banke”.
Per i beneamati della curva lefty è infatti a dir poco evidente che, solo un candidato più caratterizzato a sinistra avrebbe potuto raccogliere la protesta sociale. L’idea dei nostri è che in un paese che, nel decennio Obamiano, ha visto una sequenza di “catastrofi” quali: la discesa della disoccupazione dal 10% ereditato da Bush al 5% e il nascere di una prima rivoluzionaria forma di assistenza sanitaria sociale, pare (a loro) evidente che il ritorno alla lotta di classe si sia resa inderogabilmente necessaria.
Ma, al di là della acutezza delle analisi che Kattivi & Buoni vanno eruttando, è un fatto che la dinamica K vs B si è impadronita del mondo (vi sono gustose caratterizzazioni mondiali, come Putin, adorato in entrambi i campi), proviamo allora ad osservare, in filigrana, le radici culturali dei due “partiti” nel nostro paese.
Il Kattivismo, piu che una corrente di pensiero è uno spiffero dei sentimenti che si inchinano agli umori intestinali. Il Kattivismo italico dilaga, non ha bisogno di impalcature teoriche e si alimenta di frasi brevi e fulminanti, gli basta quella sua voce greve a dare un tocco di autenticità.
È opinione aimè diffusa che il Kattivismo nasca in contrapposizione al Buonismo e io non concordo, il Kattivismo italico è oggi particolarmente virulento, ma attivo da sempre, ha radici nel fascismo di massa (si perché il fascismo in Italia è stato un movimento di massa maggioritario) è insomma l’uovo della gallina.

Immagine di Stefano Navarrini

Immagine di Stefano Navarrini

Il Buonismo è invece la risposta tarda, bassa, perdente e qualunquista al Kattivismo, maturata in epoca di scarsità di idee, esso si alimenta (come il kattivismo) di banalizzazioni e semplificazioni della realtà ed ha come fine la NON conquista di una egemonia.
Il buonista psicanaliticamente non vuole infatti diventare maggioranza, è sostenuto da una inestinguibile necessità di accarezzare la propria anima, di masturbare la propria purezza cosicché, l’essere minoranza, certifichi la sua condizione elitaria. Per il buonista le migrazioni oltre ad essere una tragedia sono benedizioni che purificano la società dalle sue claustrofobiche radici e le periferie “invase” luoghi di autenticità e amore fraterno o del suo omogeneo inverso, scenari della necessaria decomposizione del capitalismo.
Il quadro è quello di un paese che non ha mai conosciuto una civiltà collettiva, ed è figlio del teppismo delle ideologie. Per un verso finite le ideologie è rimasto il teppismo, per l’altro, con le ideologie, se ne è andata la capacità di osservare-incidere sulla realtà, in sostanza di cambiare, accertando i tempi di comprensione della società ed accettando banalmente che il meglio è nemico del bene.
Il Katti-Buonismo, i due campi, hanno comunque una sorprendente-non-sorprendente matrice comune, il supposto antagonismo alle élites viste come feticcio e una visione infantilmente semplificata del governo della società, un altro mood comune è che l’onestà sia di per sé garanzia di buon governo, anche se su questo punto i K ci sono e i B ci fanno.
La storia non si stanca di dirci che su questo un piano inclinato la sinistra rotola nel suo massimalismo divisivo e tenta il suicidio e la destra, disastrosamente, stravince.
Intanto Iltrump, cui delle demenze della nostra piccola patria non fotte nulla, ha nominato come suo stratega tale Bannon, miliardario con precedenti di violenza su una moglie e una vigorosa passione antiebraica, mentre la figlia Iwanka Marie Tramp, nella prima apparizione televisiva da first-figlia, ha spiegato dove ha comprato il bracciale che indossava e che costava 10.000 $ ….noblesse oblige….

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