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LA Coca Cola ARRIVA IN UNGHERIA

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Pubblicità ungherese della Coca Cola

L’inarrestabile avanzata dell’Occidente. Fino al 1968, in Ungheria la Coca Cola era considerata simbolo della decadenza imperialista, una bevanda che ottundeva i sensi e intorpidiva la vigilanza indispensabile a salvaguardare i valori etici e morali del socialismo in via di costruzione. La bibita preferita dei marines nella guerra in Vietnam, quindi ingrediente indispensabile per compiere le peggiori nefandezze.
Era stato già difficile venire a patti con i blue jeans, in vendita nei pochissimi negozi riservati agli acquisti in valute occidentali in Ungheria o ricevuti in regalo dai parenti rifugiati in Occidente, in qualche raro caso anche importati dai pochi ungheresi che avevano toccato con i piedi il politicamente disprezzato suolo occidentale.
C’era anche il problema dei capelloni, devianti, contestatori, e comunque non in linea con la sana consuetudine socialista dei capelli tagliati corti. Non parliamo poi della musica: rock’n roll, beat, l’invasione delle canzoni dei Beatles e dei Rolling Stones, seguiti da altre band prima occidentali, e subito dopo anche autoctone. I giovani ungheresi non canticchiavano più le melodie orecchiabili di star locali di mezz’età o di cantanti melodici ventenni, ma si rivolgevano alle classifiche inglesi e americane.
Infine fu necessario cedere anche sulla Coca Cola: presentata alla Fiera Internazionale di Budapest nel 1967 davanti a folle di dimensioni tali da richiedere cordoni della polizia, fu messa in commercio il 17 giugno 1968, inizialmente solo nei pochi alberghi e ristoranti di lusso. Le prime bottiglie in vendita nei negozi di alimentari andarono letteralmente a ruba, furono consumate in compagnia dei propri cari a piccoli sorsi, e la bottiglia svuotata veniva messa in bella vista, come fosse una reliquia, nei posti d’onore nelle cucine o nei soggiorni.
Come tutti i miracoli, anche il miracolo Coca Cola ebbe vita breve: ai primi anni ’70 aveva già perso il suo alone di mistero, non era più un simbolo della contestazione giovanile ma una semplice bibita. Gradita o meno.

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ANDREA RÉNYI

Di origine ungherese, romana d'adozione, traduttrice editoriale e portatrice di tanti ricordi.

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