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La pace che segue il fallimento

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Dopo “Il ciarlatano” e “Keila la rossa” prosegue, con “Max e Flora”, la preziosa opera adelphiana di pubblicazione degli inediti di Isaac Bashevis Singer, o, più precisamente, delle opere uscite a puntate su “Forverts” il quotidiano yiddish di New York, per lo più ignote al di fuori di tale cerchia di fortunati lettori, pressoché mai raccolte in volume.
E paiono risentire di tale origine queste narrazioni, nel ritmo incalzante delle vicende, nella necessità di incatenare il lettore tramite la scansione degli episodi e dei colpi di scena, come in ogni feuilleton che si rispetti, ma anche grazie a personaggi forti ed estremamente coloriti provenienti dal mondo della delinquenza e della prostituzione, delle truffe e del furto, del teatro del palcoscenico e del mondo, ambientazioni rese con la maestria ben nota ai lettori del Singer “maggiore”.
Ambienti, gli shtetl dell’Europa centro-orientale, la Via Krochmalna di Varsavia, cancellati dalla Shoah, ma che rivivono, immortali, grazie all’arte di Singer. Personaggi sempre in bilico fra il desiderio di aggredire la vita, traendone ogni piacere possibile, anche il più abietto, e il richiamo della tradizione e della Legge (ma i lettori più accorti si rendono conto di come alle spalle di tali contraddizioni ci sia anche la predicazione eretica di Jacob Frank). Personaggi che in questa convivenza difficile, lacerante trovano il proprio spessore e, a volte, la propria redenzione, se non altro in “quella sensazione di pace che viene dal rendersi conto di aver sbagliato tutto”, come nell’epilogo folgorante di “Max e Flora” (che mi ha ricordato l'”Everyman” di Philip Roth, altro “piccolo” capolavoro).

#recensionisecondoluca

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LUCA BAVASSANO

LUCA BAVASSANO è nato a Cuneo il 26 settembre 1960, ma, dopo pochissimi anni, la sua famiglia si è trasferita a Bologna, ove ha avuto la possibilità di compiere i propri studi fino alla tesi di laurea in Lettere Moderne con il Prof. Ezio Raimondi (“Mito e storia: la discesa agli inferi della modernità”, co-relatore Prof. Guido Guglielmi). Successivamente si è trasferito ad Asti, ove attualmente risiede. Nel 2010 ha casualmente ritrovato le lettere scritte dal padre nel corso della seconda guerra mondiale e del primo dopoguerra. Ne è sorto un lungo lavoro di verifica, culminato, nel 2017, con la pubblicazione di “Panigaglia: storia di un marinaio qualunque” (Bertoni Editore), presentato in occasione delle celebrazioni per il settantesimo anniversario della tragedia del Panigaglia (Porto Santo Stefano, 1 luglio 2017). Attualmente al centro dei suoi interessi è l’opera di Georges Simenon, relativamente alla quale, oltre a diverse collaborazioni in internet, ha pubblicato “Maigret e il cibo, ovvero il metodo del torpore” (incluso nella raccolta “Racconti a tavola”, Historica Edizioni), presentato, in forma ampliata, a Fuori Luogo, Asti, l'8 febbraio 2020. Sempre per Historica Edizioni ha pubblicato “Una partita a bocce, o della sprezzatura secondo Simenon” (incluso nella raccolta “Racconti sportivi”) e "I sogni del dottor Mahé" (incluso nella raccolta "Racconti da sogno"). Il 12 settembre 2020 ha presentato al Teatro Alfieri di Asti "Sì, viaggiare! Alfieri, Simenon: un incontro improbabile", trascrizione drammaturgica di un suo testo di prossima pubblicazione. Tramite la passione per cinema e letteratura si è consolidata la collaborazione con "La Rivista Intelligente" con recensioni di libri e film nelle rubriche "I rivisti in TV" e "Recensioni secondo Luca".

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