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La valigia di Elsa

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Elsa è uno spirito libero. Ha pochi amici e quei pochi tutti uomini. Conosce Alberto nel 1936 in una galleria d’arte romana, ma subito lo perde di vista. Si ritrovano nel 1940, ed è per non lasciarsi più. O almeno così credono. Se lo giurano con il rito di santa romana chiesa un anno dopo. Quando, per le origini ebraiche di Alberto, finiscono nella lista dei ricercati dai nazisti, si rifugiano a Napoli, a casa di Curzio Malaparte. Da lì risalgono verso Fondi dove si fermano, senza bagagli, solo una piccola valigia, ospiti dell’amico professor Mosillo. I tedeschi arrivano anche lì, ed Elsa e Alberto fuggono a Sant’Agata, sulla montagna. È allora che Elsa consegna alla moglie del professore la valigetta: “mi raccomando – dice – nascondila, ci sono oggetti preziosi”. A Sant’Agata Elsa e Alberto si sistemano in una sorta di baracca. È inverno. Si lavano con l’acqua gelata di un pozzo e mangiano cicoria. All’inizio dell’ estate del ‘44, con Roma liberata, Elsa torna a Fondi per recuperare la sua piccola valigia. Ringrazia la signora che l’ha custodita e la apre davanti a lei. La signora Mosillo non crede ai propri occhi: dentro non ci sono gioielli ma centinaia di fogli manoscritti. Sono le quasi mille pagine del primo romanzo di Elsa: Menzogna e sortilegio.

ADELE PARRILLO

Giornalista e scrittrice Origini campane, girovaga, filmaker per molti anni in Europa, nord Africa e Centro America. Ora stanziale a Roma. Ho scritto un libro pubblicato da Mondadori dal titolo Nemmeno il dolore, collaborato con il quotidiano ecologista Terra, con qualche rivista on-line e pubblicato vari racconti. Collaboro con il settimanale Left. Attivista nel campo dei diritti civili.

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