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MASCHERA

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Fammi vedere la tua faccia! Fammi vedere quel che il tempo che ti ha attraversata ha tolto e messo in pieghe di amaro e deluso. Fammi vedere lo sguardo che svii e celi, pensando che sia non guardare, il rimedio per non voler vedere. Fammi vedere la tua faccia, quella maschera che ti sei ritrovata a dover conoscere, quella che è la persona che indossi con convinzione pervicace e poi ti aspetti sia accettata e sfiorata, senza dubbio alcuno sulla sua menzogna esibita come vanto. Fammi vedere la tua faccia, che l’inganno lo conosco a mena dito per dito, la cadenza dente per dente, occhio per occhio. Non la tua voce io voglio, non le parole che lanci come spade e sassi aguzzi, rotolanti come lava e lapilli vuoti, che già troppo risuona la sua eco astiosa e convinta di ogni ragione: vuoi compassione e disprezzi, vuoi combattere e fuggi, vuoi vincere e non ti metti in gioco; fai domande per non darti risposte e la maschera diventa un mascherone sguaiato, una medusa di bronzo con la bocca spalancata a sputare aria avvelenata e a inghiottire verità confezionate. Fammi vedere la tua faccia, senza ruoli e senza paraventi di comuni aspettative, senza quella gioia che vorresti su misura di un bicchiere mezzo vuoto, sempre più grande e impossibile da riempire con l’acqua della purezza o il riso amaro della ingiusta versione legale dei fatti. Fammi vedere la tua faccia e il desiderio di amore e non il bisogno e il possesso che ti sta a cuore come l’atto catastale di un edificio adibito a magazzino di false speranze, distrutto da vere recriminazioni, a presa diretta come lo scarico sprecone di uno sciacquone di energie incontinenti e buttate. Fammi vedere la tua faccia, quando ti guardi allo specchio e vedi il giudizio universale tutto in quel dito che giudica e ti guardi il pelo sul mento e non il binario dell’apocalisse nell’occhio, che una volta non voleva imparare un altro sguardo e ora ammannisce versioni didascaliche di fatti non vostri. Fammi vedere la tua faccia se hai il coraggio, ti sfido maschera crepata senza arte né parte che sia davvero la tua, costruita per svelare finzioni e castighi. Ma tu lo sai chi sei? Ma tu ti sei mai guardata negli occhi non vuoti di qualcuno che non avessi ferito per esser guardata?
Fammi vedere la tua faccia, maschera, lo spazio che occupa, che al tempo ci penso io, ancora e per sempre.
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ORNELLA ROCCUZZO

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