Marzabotto Monte Sole

Saliamo a Monte Sole un giorno di fine agosto. Sono le due del pomeriggio. Il sole è a picco, l’aria incandescente. Il termometro dell’auto segna 38°. Il paesaggio è di una bellezza tale da non lasciarti neanche immaginare quel che è accaduto qui sessantotto anni fa (1). Scendiamo dalla macchina e guardiamo il monumento. Scolpita su un pentagono di pietra, c’è la mappa dei luoghi dell’eccidio. Leggiamo i nomi delle frazioni, dei paesi. Accanto a ciascuno il numero dei morti: Caprara 54, Cerpiano 48, Steccola 10, Maccagnano 13… in una contabilità che mette i brividi. Torniamo a Marzabotto. Entriamo nel sacrario. Lucido e scuro come il ventre di una madre. Non c’è nessuno a parte noi tre: io, mia moglie e mio figlio di un anno. Non c’è neanche il custode in questo lunedì rovente di vacanza. Comincio a leggere i nomi delle vittime. Guardo le loro facce sulle fotografie allineate all’ingresso. Neonati, bambini, ragazzi, donne, anziani, uomini. Quasi ottocento. E all’improvviso non posso più parlare. Apro la bocca, ma le labbra tremano. Non posso fare a meno di piangere. Guardo mia moglie e le vedo gli occhi lucidi. Guardo mio figlio che scruta la penombra. All’improvviso voglio restare solo. Mi metto lì, davanti a una lapide, e abbasso la testa: perché non riesco a leggere, perché non voglio leggere. Prendo la macchina fotografica. Dico ad Anna di mettere Tommaso per terra. Mentre gattona sul pavimento nero e acquoso, scatto la foto che vedete qui sopra. Ricordiamo e meditiamo il loro sacrificio. Glielo dobbiamo e non mi importa di essere retorico. Lo dobbiamo a loro. Lo dobbiamo a Tommaso. Lo dobbiamo a noi. Quando mi arriva accanto, prendo mio figlio in braccio. Torniamo fuori. Io e Anna ci baciamo. Siamo vivi. Siamo in vacanza. Siamo al sole. Ma non possiamo fare a meno di piangere.

1) Tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944 le truppe naziste guidate da Walter Reder compirono nella zona di Monte Sole la più crudele delle loro stragi. Complessivamente, le vittime di Marzabotto, Grizzana e Vado di Monzuno furono 1.830. 95 avevano meno di sedici anni, 110 ne avevano meno di dieci, 22 meno di due anni, 8 avevano un anno e 15 meno di un anno. Il più piccolo, Walter Cardi, era nato da due settimane.

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