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Oggi c’è il sole

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Immagine di Aglaja

Sto andando ad un corso per l’ordine dei giornalisti sulla Carta di Roma. Si tiene all’ufficio pastorale migranti della diocesi torinese.
Arrivo e, un attimo dopo, ecco spuntare una giovane ragazza peruviana. E’ molto gentile e mi dice che lei è lì per avere informazioni circa il rinnovo del permesso di soggiorno, “per renderlo permanente”.
Mi chiede perché io sia lì e mi domanda se lo sia come relatore o come uditore. Le spiego che sarò tra il pubblico e cosa sia la Carta di Roma, uno dei pilastri della professione che impegna i giornalisti ad essere sempre rispettosi nei confronti di chiunque. Mi dice che raramente in Italia è stata additata perché straniera ma, specifica, “quando è successo ho pensato che non fossi io ad esser sbagliata e ad avere problemi, quanto piuttosto chi avevo di fronte”.
Il corso, poi, è decisamente interessante, molto partecipato e coinvolgente.
Vengono snocciolate cifre sui migranti in Italia spesso completamente differenti rispetto a quanto non ci venga raccontato, e mi colpisce il passo di una raccolta di racconti delle nuove italiane.
“Mi sento italiana quando, sul tram, per l’ennesima volta, una signora anziana si tiene stretta la sua borsetta dicendo – perché non se ne va a casa sua – e io rispondo, mi spiace signora ma è tra due fermate. Ma mi sono sentita italiana anche quando, in vacanza in Canada un annetto fa, credevo di impazzire alla ricerca di pomodori sufficientemente buoni per fare un sugo della pasta come ho imparato ad amare fin da bambina”.
Scendo e, per uscire, (ri)passo davanti allo sportello di ascolto al pianterreno. La ragazza peruviana non c’è più ma, in compenso, una umanità di vari colori e origini è lì che attende. Veli, treccine, accenti, passeggini, sguardi, fogli, documenti, speranze: in quei pochi metri c’è davvero un micro-mondo.
A piedi cammino verso il lavoro, farò il turno pomeridiano.
Passo davanti ad un bar, c’è un foglio su di una vetrina. Una vecchia Bic blu ha scritto qualcosa di bellissimo: per chi non può offriamo un piatto di pastasciutta al pomodoro.
Mi si avvicina una signora molto anziana e piccolissima. Mi chiede informazioni sulla fermata di un bus e, mentre sto per dirle che non sono di Torino, un uomo distinto compare alle sue spalle. “Signora sto andando io a prendere proprio quel bus, venga con me che l’accompagno”.
Sorrido.
Oggi c’è il sole.

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SIMONE LORENZATI

Scrivo dal 2008 e sono iscritto all'Ordine dei giornalisti, come pubblicista, dal 2011. Ho scritto per l'Eco del Chisone, il Corriere Sportivo, Le Valli, l'Ora del Pellice, My Red Carpet e Palomarblog, il blog della Fondazione piemontese dell'istituto Gramsci. Ho scritto per le pagine culturali del Corriere della Sera nell'edizione piemontese/ligure/valdostana. Attualmente collaboro anche con Re-movies e Belfagor, blog di politica e cultura. Ho scritto di musica, cinema, libri, sport, cronaca ed economia, cercando sempre di far parlare la coscienza civile e il bello, ché di nera e dintorni scrivono già in troppi. Parallelamente suono la batteria da trent'anni e ho suonato in diverse rassegne torinesi e cuneesi, idem per quanto concerne i live nei locali. Tre date al Torino jazz festival, in manifestazioni di contorno, e gruppi con cover di Paolo Conte, di Sting, di Gipo Farassino. Insomma un amore per le sette note a 360°. Ma, specialmente, quando a prevalere è lo swing.

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