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Racconti

Paolino

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Paolino prese la bici. C’era il sole appannato delle prime ore del pomeriggio, che dava alle cose contorni sfumati. Aveva mal di stomaco. Riso e fettine. Le fettine della madre appena in padella vibravano, si avvoltolavano e scurivano. Stanche di danzare, si afflosciavano poi in un angolo e sembravano acquietarsi . Restavano in realta’ vigili e tese, pronte ad un’opposizione passiva. Paolino non aveva l’animo del conquistatore e dopo aver tentato di masticarle, incontrando quella fiera resistenza, desisteva. L’insalata della mamma, invece, era servile, acquattata in fondo alla ciotola, annegata nella salsa. Paolino girando l’angolo era depresso. Le salse della mamma erano in gara e l’obiettivo di ogni ingrediente era vincere. Una volta vinceva il sale, un’altra l’olio, oppure l’aceto. Non era un bambino di buon appetito e ciò peggiorava la situazione, perché la mamma dava fondo alla sua creatività per cucinargli dei “mangiarini buoni buoni” . Così li chiamava. Quando Paolino tornando da scuola la sentiva cinguettare” sapessi che ti ho preparato!” sentiva delle fitte allo stomaco. Erano caduti sul fronte del suo scarso appetito risotti che rifiutavano di apparentarsi a qualsiavoglia condimento, spaghetti flosci come stracci da pavimento e galleggianti in bizzarre misture, minestre che intristivano il papà con ricordi di guerra, polli che mantenevano da morti la stessa scialba personalità di quando erano in vita. Paolino aveva mal di testa. Pedalò velocemente perché nonostante i suoi nove anni aveva imparato che il movimento era l’unico antidoto contro i veleni della mamma.
Paolino si fermò per vomitare. Sapeva che sarebbe tornato a casa e che sarebbe rimasto a ciondolare tutto il pomeriggio con il mal di testa, senza avere la forza di andare a giocare a pallone con gli amici.
In strada non c’era nessuno, era ora di siesta. Riprese la bici, primavera era nell’aria. Anzi, nei pensieri c’era già l’estate, il caldo, la fine della scuola… e i pomodori al riso della mamma! Giganteschi e grinzuti, granitici nel loro proposito di rovinargli le vacanze, che avrebbero stretto unte alleanze con teglie di melanzane alla parmigiana molli e amare, con tonni grigi, con pesci rancorosi e pieni di spine…In fondo alla via passò una signora. Il calore che saliva dall’asfalto le dava una figura indefinita. Ma sembrava proprio la mamma, pensò Paolino, Lo stesso vestituccio a fiori, gli stessi capelli disordinati che tante volte aveva trovato nella minestra, lo stesso passo deciso di quando andava a far la spesa. Chissà se quella signora aveva dei bambini, se cucinava per loro. Paolino la fissò e poi accelerò. La prese in pieno, sbandando appena. La signora fece un volo silenzioso ed incredibile per esser stata investita solo da una bicicletta guidata da un bambino tanto piccolo. Paolino si fermò, nel caso la signora avesse chiesto aiuto, gridato. Non accadde nulla. Paolino si guardò intorno: nessuno alle finestre. Con una scampanellata riprese a pedalare. Avrebbe fatto un altro giro e poi sarebbe andato a giocare a pallone, perché si sentiva molto meglio. Certo, la mamma è sempre la mamma, però…

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