Caricamento

Digita la ricerca

Racconti

Paracadutista a Cinecittà

4.066 visite

Immagine di Stefano Navarrini

Alessio Orano era un bel ragazzo che bazzicava molto Cinecittà e la sua fauna femminile. Tutte le volte che poteva faceva la spola tra Livorno e Roma; tutte le volte che poteva ma anche quando proprio non doveva.
Al 1° Rgt Paracadutisti si poteva tirar la corda, ma quando si spezzava erano dolori. Una notte fecero il contrappello e non lo trovarono, così quando si presentò per l’alza bandiera fu preso e messo agli arresti. Non riuscì proprio a districarsi e gli costò la stelletta di ufficiale. Qualcuno mormorava che avrebbe anche affrontato le celle della fortezza di Gaeta per la bella dagli occhi verdi. Non disse mai chi fosse.
Noi colleghi, per cercare di addolcirne la punizione, inventammo una situazione tragica nella quale Alessio era intervenuto con sprezzo del pericolo e aveva salvato un paracadutista portandoselo per chilometri sulle spalle, sino al primo pronto soccorso. Inutile. Rimase sergente.
Ogni anno il Comando del Reggimento dava una serata di gran gala per tutti gli ufficiali. In ricordo dei vecchi rapporti chiedemmo ad Alessio se poteva invitare le sue amiche romane.Ovviamente gli procurammo la macchina e pensammo al costo del viaggio oltre a una stanza nella villa signorile che avevamo preso in quattro, ma poteva ospitare un intero collegio femminile.
Lui alla festa non sarebbe potuto venire, non era diventato ufficiale, ma dovevamo inventare qualcosa perchè alla sua misteriosa ragazza non bisognava dire che era rimasto sergente. Le bugie e la fantasia erano già il mio forte ora come allora e così su carta intestata: “Il sotto tenente Orano Alessio viene comandato di guardia alla polveriera, causa improvviso malore all’ufficiale designato”, il posto distava 15 km.dalla Caserma.
A me, che ero suo grande amico e che godevo della sua piena fiducia, fu affidato il compito di essere il cavaliere della sua ragazza in sua vece. La qual cosa significava divertimento poco, ma gli ufficiali sono gentiluomini, sempre. Mentre tutti erano andati a casa a mettersi in ghingheri e ad aspettare le ragazze, io avevo fatto un salto dal sarto militare della Ardenza, che mi aveva sistemato un smoking di diverse mani, non il solito di “seconda mano”. Ma secondo il sarto avevo un portamento elegante e non se ne sarebbe accorto nessuno.
Tornai trafelato a casa per mettermi bello pure io e per conoscere le ragazze che erano arrivate da Roma, da Cinecittà. C’era eccitazione e confusione. Mi vennero tutti incontro, le ragazze erano solo tre e i signori ufficiali già si erano messi a proprio agio facendo, al solito, gli scemi. Arrivò Alessio, che portava mano nella mano un vestito di seta indiano molto aderente con dentro due occhi verdi e un corpo di adolescente da svenimento. Mi disse quasi con un rantolo: Antò io ti voglio bene, ma questa è la cosa più importante della mia vita, mi raccomando a te.
Mi sento ancora il batticuore di quegli istanti. Mi venne incontro con quelle labbra tumide e con i denti bianchissimi con la fessura tra gli incisivi. Le palpebre socchiuse e le ciglia che si muovevano come le farfalle a primavera. Provai a farle un baciamano ma lei, sollevandosi un po’ sulle punte, passò il braccio destro sino alla nuca. Ornella Muti mi dette un bacio, proprio come in un film.

Tags:
ANTONIO QUAGLIARELLA

Pugliese del ’44, una decina d’anni in ogni provincia e, partendo da Lecce, ha emigrato nel 2003 in Lombardia. Proprio l’anno del grande caldo, con questa regione in testa per il maggior numero di anziani sopravvissuti. Sempre nel campo finanziario, ha smesso (fortunatamente) di dare consigli il 30 aprile del 2013. Servizio militare assolto con gioia e onore nei Parà, la Toscana gli entra nel cuore in quel periodo, era 1968. Non resiste per tanto tempo a niente e a nessuno, quando ha potuto farlo si muove di conseguenza, riconoscendosi il merito di saper vivere con piacere in contesti molto complessi e diversi e questo sin da bambino. Ogni volta prova la stessa sensazione di avere di fronte una vita nuova di zecca da scoprire e questo gli moltiplica le forze. Viene cooptato nel Rotary International e si merita la Paul Harris Fellow, appena prima che istituissero il numero chiuso per i terroni. Questo continuo frazionamento di vita lo porta alla convinzione che l’ultima persona vicina non potrebbe mai avere sottomano una storia completa (quasi) della sua vita. Così comincia a scrivere. Ne fa le spese, di questo fiume di inchiostro, La Rivista Intelligente e la sua “mamma” Giovanna. Essere sé stessi sempre, qualche volta anche juventino, ha un prezzo da pagare. Solo una donna sempre al suo fianco, dai tempi della migrazione e l’accoglienza, continua a fargli sconti e a dargli credito e lui l’ha legata a doppio filo alla sua vita, ormai finalmente stanziale.

  • 1

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *