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Polaroid del ricordo, Italo Calvino

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Polaroid del ricordo, Italo Calvino

Ho sempre pensato che di un libro resti un’immagine. Nel senso di una polaroid stampata nel cervello che ogni qualvolta pensiamo a quel libro quella è l’immagine che torna subito alla memoria. L’immagine di tanti volti di adolescenti è per me quella di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino. Non ricordo nemmeno più la prima volta che l’ho letto, ma ciò che mi riporta a lui oggi sono tanti volti e tante espressioni che in questi anni mi accompagnano, volti ed espressioni di studenti delle scuole superiori a cui vado a raccontare storie di libri. Faccio parte dei “Piccoli maestri”, un gruppo di scrittori che mette a disposizione il proprio tempo per raccontare libri nelle scuole, e quando ho proposto questo titolo mi son sentita folle, folle perché sembrerebbe un libro irraccontabile e quale docente lo sceglierebbe? E invece, ogni anno un certo numero di insegnanti opta per “Se una notte d’Inverno”, e io ogni anno rileggo per l’ennesima volta questo libro per prepararmi, scoprendolo e sottolineandolo sempre come se fosse la prima volta. E ammetto che quando che mi accingo a entrare in classe mi domando “Come la scamperò questa volta?”. Ponko e Gritzvi, Zwida e Ludmill, Lotaria e Bernadette interesseranno ancora a qualcuno? La disquisizione iniziale su come leggete, in quale posizione con quale luce, dove mettete i piedi, la luce e i cuscini, accalappierà ancora qualcuno? La lettura dei libri, dei luoghi, delle cose e dei corpi interessa? Il piacere di leggere lo provano? Lo proveranno? Poi, ogni volta, sui loro volti obbligati all’ascolto si fa strada l’idea della dissacrazione, dell’andare contro un canone, del tutto diverso anche all’interno di un classico letterario, che tutto si può fare ma a modo proprio: eccola la motivazione che cambia i volti, il nodo che accosta la parola scritta alla persona e viceversa, in un’età in cui il mondo dei grandi è altro e noioso con le sue regole. Se una notte d’inverno un viaggiatore” è la fame di presente, futuro e passato, la fame di storie, perché “leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà…”.

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Polaroid, Goliarda Sapienza

Polaroid, Simone De Beauvoir

Polaroid, Janet Frame

Polaroid, Jeanette Winterson

Polaroid, John Berger

Polaroid, Jonathan Coe

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ANNA TOSCANO

Vive a Venezia, insegna presso l’Università Ca’ Foscari e collabora con altre facoltà. Scrive per testate, tra cui Il Sole24 Ore e Doppiozero. Sesta e ultima raccolta di poesie è Al buffet con la morte, La Vita Felice 2018, preceduta da Una telefonata di mattina, 2016, Doso la polvere, 2012; liriche, racconti e saggi sono rintracciabili in riviste e antologie; sua curatela di cataloghi e libri di poesie. Ha ideato e condotto la trasmissione radiofonica Virgole di poesia per Radio Ca’ Foscari e racconti sui suoi luoghi del cuore per Le Meraviglie di Rai Radio 3. Per la testata on-line La Rivista Intelligente cura Venerdì in versi. È stata editor per case editrici, lavorato come ufficio stampa; ha collaborato con varie scuole di scrittura e ha fondato “Lo Squero della parola”, laboratorio di scrittura. Come fotografa suoi scatti sono apparsi in riviste, manifesti, copertine di libri, mostre personali e collettive. Varie le esperienze teatrali, tra le quali “Voce di donna Voce di Goliarda Sapienza”. www.annatoscano.eu

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