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Solo perché siamo armeni

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Camminiamo da giorni, ma non abbiamo alcuna meta. Solo una fine, davanti. Non c’è ritorno e non c’è perché. Ci hanno messi tutti assieme solo perché abbiamo una cosa in comune tra noi e una sola differenza con loro. Noi siamo quelli che devono morire e sparire per sempre. Loro sono quelli che anche tra cent’anni cercheranno di cancellare il ricordo. Non per Cristo o contro cristo. Solo perché siamo Armeni.

Cento anni fa ci fu la sistematica strage degli Armeni a opera dell’Impero Ottomano. Il Parlamento Europeo e il Papa hanno riconosciuto i fatti come “Genocidio armeno”, ma l’attuale Stato della Turchia ancora non ne vuol sentir parlare. Ancora accennare agli armeni e al “genocidio armeno” in Turchia è reato. Persino Orhan Pamuk, considerato il massimo scrittore turco vivente, fu incriminato, ma il processo non si celebrò. Andò molto peggio al giornalista Hrant Dink. I libri li leggono in pochi, i giornali vanno in mano alla gente. Il suo, Agos, era scritto in turco e armeno a difesa dei diritti civili. Di tutti.

Dink si fece sei mesi di galera, e poi fu assassinato davanti alla sede del giornale. Al suo funerale erano più di centomila, solo contando i vivi: dicono che un milione di anime scese apposta da un cielo fatto di steppe e deserti per seguire la sua bara.

La “questione armena” è l’ostacolo maggiore all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Il popolo turco, partecipando a quel funerale, l’avrebbe già risolta.

 

Bibliografia consigliata: La Bastarda di Istanbul, della scrittrice turca Elif Shafak. Nata a Strasburgo. Shafak vuol dire alba. Buon segno.

 

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Paolo Messina

Nasce nel 1960 a Porto d’Ischia in una sera d’aprile. Nel ‘66 la famiglia si trasferisce a Roma. Studia fino alla maturità scientifica, in uno dei più turbolenti licei della capitale negli anni compresi tra il golpe in Cile e il rapimento Moro. Qua conosce la sua compagna di banco e di avventura, Laura. Nel 1980 già lavorano entrambi, ma si accorgono che c’è solo un’estate a vent'anni, perciò comprano una moto, si licenziano e partono in un viaggio che finisce quando finiscono i soldi, tenuti nascosti in un rotolo di carta igienica. Nel 1981 grazie a un concorso fatto ai tempi del liceo Paolo ottiene un impiego presso una grande azienda di servizi a capitale statale. Comprano una piccola casa a Roma, zona Magliana, quella della banda, contando di poter tornare a Ischia appena possibile ma non è possibile. Nel 1991 mantiene la promessa di trasferirsi al mare e va in Maremma. Qui, quando non sopporta più di essere un triste impiegato in un triste ufficio di una triste azienda si licenzia. Ora è titolare di una piccola ma prestigiosa azienda nel settore enogastronomico di qualità tipica e biologica. Da quasi quarant’anni non è sposato con Laura. Paolo Messina ha scritto due raccolte di racconti, stampate in proprio da PC in poche decine di copie, e la raccolta “Interferenze Indiscrete”, tramite il sito “Il miolibro” de La Feltrinelli. ha pubblicato nel 2007 per Il Filo editore la raccolta di poesie “Baci di Arcobaleni Sbiechi”. Del 2011 pubblica su La Rivista Intelligente, di cui dal 2012 è collaboratore stabile.”

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