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Cinema Recensioni

Un uomo di poche parole

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Orlando

Orlando è un uomo di poche parole – e quelle poche che dice sono in un dialetto stretto che pochi conoscono. Coltiva il terreno nella sua fattoria in provincia di Rieti, fuma in continuazione sigarette senza filtro e all’occorrenza suona l’organetto nelle feste paesane. Di carattere ombroso al limite della maleducazione, si fa i fatti suoi e non sopporta che altri mettano il becco nel suo privato. Solo Gabriella, la barista, riesce a parlarci: è proprio lei ad avvisarlo che il figlio Valerio, emigrato in Belgio, ha bisogno di lui. Orlando, con gli euro cuciti nella tasca della giacca, prende un treno per Bruxelles: senza cellulare, solo un bigliettino stropicciato con l’indirizzo del figlio.

Daniele Vicari, attore e regista reatino, scolpisce la figura di Orlando scavando nelle rughe intorno agli occhi, nelle pieghe imbronciate della bocca, nel tremito delle mani quando si porta la cicca alla bocca: mani tozze e unghie sporche da contadino. Spaesato e confuso, incapace di spiccicare un verso, l’anziano uomo arriva nella casa del figlio – con cui aveva cessato ogni rapporto da anni – e scopre fatti inquietanti difficili da elaborare. Tra questi la presenza di una nipote dodicenne Lyse, che non sapeva di avere. Tra lui e la ragazzina, che parla perfettamente l’italiano, nasce uno strano rapporto che Orlando non riesce a gestire. Un mondo diverso dal suo anni luce lo cattura senza fargli sconti: vorrebbe scappare e tornarsene al paesello, alle galline e ai peperoncini appesi al soffitto ma la “monella”, come chiama la nipote, tiene al guinzaglio sentimenti profondi impossibili da sciogliere.

Forse se a interpretare il protagonista non ci fosse Michele Placido la forza del film non sarebbe così esplosiva: l’attore/regista foggiano è commovente nella sua ruvidezza, ogni sua espressione è naturale e priva di forzature. Formidabile anche la giovane Angelica Kazankova nel ruolo di Lyse. I cieli grigi e l’aria plumbea della capitale belga a fare da sfondo a una storia minimale, eppure piena di senso e di umanità.

Orlando – di Daniele Vicari – Italia 2022 – Presentato Fuori Concorso al Torino Film Festival

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COSTANZA FIRRAO

Nata a Bari nel 1953, è sposata e ha due figli. Vive a Milano dal 1990. Collabora negli anni ’90 alle pagine culturali di alcuni quotidiani locali ed è stata traduttrice dal francese per riviste bilingue. Ha curato vari siti e blog. E' appassionata di cinema e letteratura.

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