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Poesia

Benché sia notte

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Predicazione di San Giovanni della Croce

La fonte io so che scaturisce e scorre,
benché sia notte –
quell’eterna sorgente si nasconde
ma io ben so dove conducon l’onde:
benché sia notte –
l’origine non so, non ve n’è alcuna
so che tutte le origini in sé aduna:
benché sia notte

E’ un brano da san Giovanni della Croce. Io, pur più o meno atea, l’ho voluto tradurre, ho voluto, anzi, ho sentito il bisogno, di mettere l’opera del santo poeta spagnolo in mie parole. L’ho fatta mia. L’ho scoperta, in spagnolo, fra le pagine di un vecchio libro ingiallito, in un periodo terribile: mentre ero a tu per tu con la morte di una persona molto amata, nel dolore di una intera famiglia – proprio quando l’abisso era aperto e ci ingoiava – allora è sorta questa poesia – ne avevo bisogno. Perché dice tutto ciò che c’è da dire. Benché sia notte, anche e soprattutto nella notte dell’anima, qualcosa c’è e si fa sentire. Qualcosa che scorre, che splende di nascosto, che ci appartiene senza alcun dubbio. Una sorgente nel cuore e dentro la mente – e non ti puoi sbagliare, c’è.
San Juan de la Cruz la chiamava Dio. Io no, eppure la conosco bene. E so di appartenervi.

Questo è l’originale:
Qué bien sé yo la fonte que mane y corre,
aunque es de noche.

Aquella eterna fonte está escondida,
que bien sé yo do tiene su manida,
aunque es de noche.

Su origen no lo sé, pues no le tiene,
mas sé que todo origen de ella tiene,
aunque es de noche.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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