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CLAUDIO BAGLIONI E LA SEA-WATCH

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Teresa De Santis e Claudio Baglioni

Un po’ tutti dicono la loro su Claudio Baglioni per il “fuori tema” sui migranti durante la conferenza stampa di presentazione dell’imminente Festival di Sanremo. Le reprimende della direttrice di RaiUno e di svariati personaggi della politica hanno buttato benzina sul fuoco. Due carissimi amici, Giorgio Cavagnaro e Duccio Trombadori, autori storici e apprezzati de larivistaintelligente ci hanno scritto quel che pensano sulla vicenda. Esprimono opinioni diverse; e lo fanno, come sempre, con intelligenza cultura e rispetto. Leggendoli insieme, l’accostamento ci ha offerto uno stimolo ulteriore a riflettere e a chiarirci le idee che ci girano in testa. Abbiamo dunque pensato che la cosa migliore sia offrirvi entrambe gli articoli, nell’ordine in cui ci sono pervenuti.                                                    La redazione

 

LA MERDA COMUNICATIVA di Duccio Trombadori

A proposito di Claudio Baglioni e della sua presa di posizione -da me condivisa- sulla miseria dei ‘porti chiusi’ ai 49 migranti della Sea Watch. Io disapprovo Baglioni solo perché ha usato il suo ruolo di conduttore del Festival di Sanremo. Non è il primo a fare di queste strumentalizzazioni. Spero però sempre che sia l’ultimo ma purtroppo non credo.
L’uso ‘politico’ degli spettacoli di ogni tipo si verifica da decenni solo in Italia. I ‘talk show’, le passerelle di intrattenimento, gli ‘anchor man’ si sprecano e si sovrappongono aumentando la confusione con l’aria di dire “l’ultima parola di verità” in politica, come se ne capissero o fossero più informati degli altri. E ciò che più rattrista sono gli uomini politici veri che si prestano al gioco… Tutti li conosciamo.
Di politica si dovrebbe invece parlare meno, e solo negli spazi di comunicazione ad essa dedicati: telegiornali, rubriche parlamentari, dibattiti tra esperti o tra esponenti del governo, del parlamento, eccetera.
Da anni, troppi anni, nani, ballerine, mignotte conclamate, ignoranti presuntuosi, incompetenti, finti o improvvisati giornalisti e giornaliste, mantenuti e mantenute, si mettono a tu per tu con esperti di ogni tipo, uomini della politica, della economia, della finanza, e sputano sentenze là dove non sono in grado nemmeno di connettere…
Resterà nella storia il lemma : “Questo lo dice lei!”…
Ora io penso che il cantautore Baglioni deve pensare a fare bene il cantautore-presentatore, quando è chiamato a coordinare lo spettacolo di San Remo. Se vuole dire anche la sua in politica, rilasci una intervista, ma si tenga fuori dai riflettori che lo mettono in comunicazione inevitabile con milioni di persone.
Questa strumentalità pubblicitaria è la negazione della democrazia politica e la esaltazione del più decerebrante ‘consumismo mediatico’…
E’ il disprezzabile mondo berlusconiano, di Maurizio Costanzo, di tutta la merda comunicativa che ha degenerato la cultura italiana e ci fa vivere come uno dei paesi di minor credito e di più basso livello morale in Europa. E chi ci governa? Matteo Salvini.

 

STRADA FACENDO di Giorgio Cavagnaro

Questo non è un articolo imparziale, lo dico subito.
E’ una nota, rigorosamente di parte, a margine alla notevole esternazione di Claudio Baglioni sul problema immigrazione e sulla relativa tranchant risposta di Teresa De Santis, direttrice RaiUno. La vicenda occupa, secondo me giustamente, le prime pagine italiane, ed è proprio su questo che sento il bisogno di esprimere qualche osservazione sulla via che deve intraprendere una forza politica che abbia come obbiettivo quello di fare vera, efficace opposizione.
Il quadro attuale vede al governo una coalizione di destra pronta a tutto pur di superare ogni contrasto e rimanere al potere. Vedremo se ci riuscirà. I contrasti riguardano sostanzialmente due modi diversi di essere di destra: uno decisionista e cattivo, la Lega di Salvini, l’altro mellifluo e ambiguo, quello del Movimento a 5 stelle.
L’arma in più di questa coalizione è la pressochè assoluta mancanza di opposizione, al punto che la gestione dei contrasti di cui sopra risulta, agli occhi del Paese, l’unica parvenza di dibattito democratico ancora in piedi.
Ed ecco il punto: care forze di opposizione, che intendete fare? E, più precisamente: pensate sia più efficace, per iniettare un briciolo di linfa vitale nel pur vasto bacino elettorale ostile al governo, una fiacca manifestazione di piazza o la presa di posizione di un cantante molto popolare?
Alla sinistra tosta questa domanda farà raggricciare la pelle rugosa, da militante con lo sguardo profondo e il fazzoletto al collo, lo so. A me invece no. Io credo che ci sia una barca semiaffondata da raddrizzare ad ogni costo, e che prendere atto della realtà effettuale sia il punto di partenza imprescindibile.
La battaglia della comunicazione è quella da vincere, lo ripetono tutti ma nessuno sa come si fa, dalle parti che piacciono a me. Si continuano a generare comitati, documenti pregni di significato, analisi individuali acute, un delta fitto e un briciolo narcisista, destinati a confluire nel Mare della Tranquillità.
Poi si alza un cantante di estrazione democristiana, dice una cosa di sinistra e il cobra si sveglia, schizzando veleno.
Non c’è almeno da rifletterci?

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