Mio Dio, mio Dio
fa che non abbiano mai fine
la sabbia e il mare,
il mormorio dell’acqua,
il luccichio del cielo,
la preghiera degli uomini,
la sabbia e il mare,
il mormorio dell’acqua,
il luccichio del cielo
la preghiera degli uomini.
fa che non abbiano mai fine
la sabbia e il mare,
il mormorio dell’acqua,
il luccichio del cielo,
la preghiera degli uomini,
la sabbia e il mare,
il mormorio dell’acqua,
il luccichio del cielo
la preghiera degli uomini.
“Passeggiata verso Cesaria”, 1942
Sono questi versi, di Eli, Eli qui nella famosa interpretazione di Ofra Haza (musica di David Zahavi), l’eredità universalmente conosciuta anche grazie alla colonna sonora di Schindler’s List, dell’ebrea ungherese Hannah Szenes.
Anna o Anikó Szenes, in ebraico Hannah, nasce il 17 luglio 1921 a Budapest. Secondogenita dello scrittore e drammaturgo di successo Béla Szenes e di Katalin Salzberger, ebrei assimilati, fin da piccola evidenzia capacità e talenti non comuni. Béla Szenes muore quando la bambina ha soltanto sei anni, ma grazie ai diritti d’autore delle sue opere la famiglia continua a vivere nell’agio, finché le leggi razziali non cominciano a sforbiciare i proventi. Dall’età di tredici anni Hannah scrive un diario e delle poesie che saranno pubblicati dopo la sua morte in diverse lingue. Frequenta il liceo femminile protestante Baár-Madas, dove sono ammesse anche le ebree che però devono pagare una retta più alta. Malgrado il clima politico sempre più restrittivo nei confronti degli ebrei, Hannah gode della stima e del sostegno dei suoi insegnanti. Di nascosto inizia a prendere lezioni di ebraico e ad accostarsi al sionismo. Frequenta ancora il liceo quando suo fratello maggiore è costretto a emigrare perché l’università ungherese non è più accessibile agli ebrei. Dopo lunghe riflessioni e molti tentennamenti dovuti al dolore di abbandonare sua madre al suo destino nel 1939, subito dopo la maturità, Hannah sceglie l’aliyah, ovvero parte per la Palestina dove contribuisce alla nascita dello Stato ebraico lavorando in un kibbutz. Con l’approssimarsi della guerra si arruola per combattere il nazismo, e l’Esercito Britannico la addestra come paracadutista. In trentadue superano con successo l’addestramento, Hannah è una di loro, ha il grado di sottotenente e sa gestire anche le trasmissioni via radio. Il 14 marzo 1944 Hannah viene paracadutata in Jugoslavia insieme ad altri tre compagni nell’ambito delle operazioni della MI9, la nona sezione dell’intelligence britannica, con il compito di passare poi in Ungheria e collaborare con la resistenza ungherese per impedire la deportazione degli ebrei magiari.
La ragazza è doppiamente motivata: dallo spirito di solidarietà con la propria gente e dal desiderio di portare soccorso a sua madre intrappolata a Budapest. Nel frattempo però, il 19 marzo, l’Ungheria viene militarmente occupata dai tedeschi e loro non possono più varcare la frontiera. Aspettano fino al 9 giugno, quando i partigiani di Tito trovano il modo di farli entrare in Ungheria, ma due di loro vengono sorpresi, per evitare le torture uno si spara un colpo in testa, l’altro viene arrestato, e la Gestapo trova rapidamente il nascondiglio di Hannah e del quarto membro dell’equipaggio. Hannah viene torturata ma non confessa, non rivela nemmeno il codice radio. Sua madre la crede ancora in Palestina quando il 17 luglio viene arrestata a sua volta, portata a un incontro con la figlia che deve convincere a confessare. Hannah è magrissima e senza denti ma sorride, è fiduciosa, e rimane saldamente ancorata alla fede nella sua missione. Non si perderà d’animo fino alla fine, terrà alto il morale anche delle detenute sue compagne. La signora Szenes viene liberata in settembre e segue dall’esterno passo passo il processo intentato ai danni di Hannah che la vede imputata di alto tradimento. Tuttavia per settimane non viene pronunciata la sentenza, perché ormai è chiaro che la Germania ha perso la guerra e il tribunale non vuole inimicarsi i probabili vincitori. Infine il 7 novembre Hannah viene portata via dalla sua cella senza alcuna spiegazione e fucilata nel cortile della prigione. Ha ventitré anni, rifiuta di farsi bendare, vuole guardare negli occhi i suoi assassini e nella tasca del suo abito verrà poi ritrovata l’ultima sua poesia.
Oggi Hannah Szenes è annoverata fra gli eroi dello Stato d’Israele e i suoi resti riposano sul monte Herzl a Gerusalemme.
La ragazza è doppiamente motivata: dallo spirito di solidarietà con la propria gente e dal desiderio di portare soccorso a sua madre intrappolata a Budapest. Nel frattempo però, il 19 marzo, l’Ungheria viene militarmente occupata dai tedeschi e loro non possono più varcare la frontiera. Aspettano fino al 9 giugno, quando i partigiani di Tito trovano il modo di farli entrare in Ungheria, ma due di loro vengono sorpresi, per evitare le torture uno si spara un colpo in testa, l’altro viene arrestato, e la Gestapo trova rapidamente il nascondiglio di Hannah e del quarto membro dell’equipaggio. Hannah viene torturata ma non confessa, non rivela nemmeno il codice radio. Sua madre la crede ancora in Palestina quando il 17 luglio viene arrestata a sua volta, portata a un incontro con la figlia che deve convincere a confessare. Hannah è magrissima e senza denti ma sorride, è fiduciosa, e rimane saldamente ancorata alla fede nella sua missione. Non si perderà d’animo fino alla fine, terrà alto il morale anche delle detenute sue compagne. La signora Szenes viene liberata in settembre e segue dall’esterno passo passo il processo intentato ai danni di Hannah che la vede imputata di alto tradimento. Tuttavia per settimane non viene pronunciata la sentenza, perché ormai è chiaro che la Germania ha perso la guerra e il tribunale non vuole inimicarsi i probabili vincitori. Infine il 7 novembre Hannah viene portata via dalla sua cella senza alcuna spiegazione e fucilata nel cortile della prigione. Ha ventitré anni, rifiuta di farsi bendare, vuole guardare negli occhi i suoi assassini e nella tasca del suo abito verrà poi ritrovata l’ultima sua poesia.
Oggi Hannah Szenes è annoverata fra gli eroi dello Stato d’Israele e i suoi resti riposano sul monte Herzl a Gerusalemme.