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La lampada OSRAM

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Il piazzale della Stazione Termini negli anni '60

L’unico dato certo che sembra emergere dalla consultazione del diario politico italiano è la schizofrenia acuta che affligge (e non da oggi) il centrosinistra. Anzi, si può tranquillamente affermare che un centrosinistra vero e proprio non esista, in quanto mai come nella presente fase politica le tendenze presenti in quest’area, per usare un eufemismo, sono aggregate da un unico punto di riferimento, come lo fu la lampada Osram piazzata davanti alla stazione Termini per gli innamorati romani e cantata perfino da Claudio Baglioni. La lampada Osram del misero presente politico italiano è invece il volto beffardo di una diabolica biondina chiamata Giorgia Meloni, pretendente, con ottime possibilità di riuscita, al ruolo di futuro premier.
Converrete con me che la luce della lampada Osram, forte e chiara per gli arditi elettori di destra, è fioca anzichenò per i poveri, bistrattati colleghi dell’altra sponda, essendo per giunta alimentata da una corrente a singhiozzo con frequentissimi black out.
Perché, com’è noto al popolo ma non ai suoi condottieri, ciò che il popolo medesimo va cercando sarà sì la libertà evocata (in Purgatorio) dal padre Dante, ma ancor più un valore ampiamente sottostimato a sinistra: stabilità.
Ora ditemi voi quale stabilità di governo può evocare una confraternita in cui spiccano figure come Gelmini, Di Maio, Letta, Fratoianni, Brunetta, Bonelli (chi è?), Speranza, Carfagna, Bonino, Conte, calzate di un berretto con la scritta “sinistra” e radunate dal re dell’umoralità Carlo Calenda sotto la malinconica lampada.
Eh, non ci siamo, proprio no.
Infatti la grande coalizione è durata l’espace d’un matin, lasciando il campo (meno largo ma più credibile) a riflessioni amare ma realistiche.
La prima è che, per ottenere tanto risultato, è stato accompagnato all’uscita Mario Draghi, il migliore italiano che potesse occupare il ruolo di primo ministro. Applausi.
La seconda è che le scelte sbagliate si pagano duramente e le giravolte acrobatiche, soprattutto se eseguite da ballerini bolsi e sovrappeso sono esattamente ciò che il popolo non sopporta più.
La terza è che, da che mondo è mondo, chi sbaglia paga. Non si vede perché questa regola, severa ma salvifica, sia applicata da anni e anni alla rovescia, nel favoloso mondo della sinistra italiana, manovrata da rancorosi perdenti di successo col supporto di media che definire compiacenti è quasi un esercizio di humour nero.
Come il futuro che ci aspetta quando la lampada sarà definitivamente spenta e sotto saranno rimasti i soliti quattro gatti.

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