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Racconti

Loveland, la terra dell’ Amore

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Loveland l’amore regnava ovunque. Era impossibile non notare quel clima di festa, così invadente e autocelebrativo. Anna girava per le strade in cerca di verità ma non riusciva a scorgere nemmeno una piccola crepa, in quella costruzione fantastica creata dall’essere umano.
Tutto era perfetto, tutti si amavano ma soprattutto tutti erano innamorati.
Perché era lì? Semplice. Il suo compito era quello di dimostrare il contrario.
L’amore per lei non esisteva e voleva provarlo.
Aveva a disposizione però un solo giorno, il patto era stato chiaro.
Iniziò a studiare con attenzione le persone, gli oggetti, le strade le case, i luoghi di incontri. Niente da fare, tutto secondo manuale. Aveva l’impressione di vedere ovunque enormi cuori disegnati, accompagnati da frasi di amore prêt à porter .
Le persone sembravano avere lo sguardo perso e il sorriso stampato. Era tutto surreale. Passarono diverse ore, il suo tempo stava per scadere, cominciava a destare sospetti negli abitanti, soprattutto perché era l’unica che girava da sola e i suoi occhi la tradivano, non brillavano come quelli di tutti gli altri.
Una guardia le chiese qualcosa, ma Anna non riusciva a capire il senso di ciò che le stava comunicando. Evitò di ripondere e cercò di assecondare il suo sorriso, ma questa si fece più insistente.
Le frasi della guardia le scorrevano dentro come un fiume in piena e fu lì che cominciò ad aver paura. Ma cosa stava dicendo? Le parole le conosceva tutte, una per una, il suono, la costruzione della frase, ma era evidente che avevano un diverso significato. Il nervosismo e poi il panico cominciarono a impossessarsi di lei.
La sua missione era miseramente fallita. Anna venne immediatamente riconosciuta come clandestina e accompagnata fuori dal paese con tanto di diffida che la intimava a rimetterci piede solo se dotata dei requisiti richiesti.
Forse però aveva capito cosa poteva significare essere innamorati: vivere in un mondo parallelo fantastico, surreale, dove le cose, le parole, le frasi e le situazioni seppur identiche hanno significati incomprensibili a chi non ne fa parte.
Si incamminò verso casa, gelava. Anna ficcò le mani in tasca per tenerle al caldo e riconobbe al tatto un pezzetto di carta. Lo tirò fuori , si fermò e lo lesse:

Chi non conosce l’amore felice dica pure che non esiste l’amore felice. Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire (W.Szymborska).

Lo accartocciò e lo buttò via, ormai non ne aveva più bisogno.

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