Uno dice: ci si fa un giro per saldi e, comunque vada, si torna a casa con un cachemerino a buon prezzo. Vero da per tutto, a Sanremo no. A Sanremo, ai tempi d’una volta, erano di casa le principesse discendenti dagli zar, i nobili tedeschi un po’ male in arnese, gli inglesi dell’alta e altissima borghesia e, più che graditi, i rozzi cumènda lombardi e piemontesi. Li riconoscevi perché, di norma, andavano a giro vestiti da principesse discendenti dagli zar, da nobili tedeschi, da inglesi alto e altissimoborghesi, ovvero anche da grèvi cumènda lombardo-piemontesi Poi è arrivata la guerra, poi soprattutto Mani Pulite e tutta questa bella clientela è scomparsa, così, come in una nuvola di fumo. Negli ultimi tempi, ci s’è messa anche la mondializzazione, e le boutique che affollavano via Matteotti, quanto dire la via Condotti dell’estremo Ponente ligure, han ceduto il passo a sòrdidi franchinsing, grandi magazzini per giovanotti e giovanotte obese, afflitte da gusti men che mediocri.
Non di meno, un par di spàcci resiste, indifferente alle mode e ai modi di questo secolo superbo e sciocco. L’altro giorno, uscendo dal Casino, ecco le 4 vetrine di Giannimoda. Quanti anni sono che sta in piedi, quest’angolo di paradiso? Poco importa, se ti passano davanti agli occhi quel soprabitino in cachemere di Brioni con la martingala, da abbinarsi rigoroso con una stringata Gravati vintage delle tue; se, beninteso, la fidanzata non ti regala un mocassino Sax, dàndosi che vengon via con una 100 euro?
Ma persino da Coin, cercando bene, non ci son mica le amatissime Burlington? Anch’esse smerciate per pochi tàlleri.
Certo che è tutto abbigliamento informale ma, ohi, hai visto che mise, allo Yacht club di Monaco? E allora via, fin che c’è cachemere c’è speranza, cari voi, bauscioni, fratelli, popol mio.