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Piddi (PD) per noi

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(dopo le primarie per le elezioni comunali a Genova)

Con quella faccia un po’ così
quell’espressione un po’ così
che abbiamo noi con le primarie a rotoli
che ben sicuri mai non siamo
che quel tizio che votiamo
forse ci fotte e noi restiamo giù.

Eppur parenti siamo un po’
di quella gente che c’è lì
che in fondo in fondo è come noi, selvatica,
ma che paura che ci fa
quell’urna scura
che aprirla poi di notte non ci piace mai

Il piddi per noi
che ci abbracciamo alla compagna
ma abbiamo il sole in piazza rare volte
e il resto è pioggia che ci bagna.
Il Piddi, dicevo, è un’idea come un’altra.
Ah, la la la la la la

Ma quella faccia un po’ così
quell’espressione un po’ così
che abbiamo noi vicino alle primarie
ed ogni volta l’annusiamo
e circospetti ci muoviamo
un po’ coglioni ci sentiamo noi.

D’Alema, scimmia di luce e di follia,
foschia, pesci, Africa, Walter, nausea, fantasia…
intanto, nell’ombra dei nostri armadi
teniamo foto e vecchie bandiere
lasciaci tornare ai nostri funerali
Piddi, non siamo tutti uguali.

Andiamo insieme alla compagna
con la pioggia che ci bagna
e i bandieroni rossi sono un sogno
e il sole è un’illusione al parabrise…

Con quella faccia un po’ così
quell’espressione un po’ così
che abbiamo noi con le primarie a rotoli
che ben sicuri mai non siamo
che quel posto dove stiamo
non c’inghiotte e non torniamo più.

 

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CLAUDIO PETRUCCIOLI

Nella vita ho fatto molte cose, ho avuto esperienze diverse, ho conosciuto tantissime persone; alla mia età (sono nato nel 1941) possono dirlo più o meno tutti. Mi piacciono molto le esplorazioni di luoghi poco frequentati perché i più preferiscono evitarli Ci sono stati momenti in cui sono stato “famoso”. Ad esempio nel 1971 quando a L’Aquila ci furono moti per il capoluogo durante i quali furono devastate le sedi dei partiti, compresa quella del Pci, di cui io ero segretario regionale. Ma, soprattutto, nel 1982 per il cosiddetto “caso Cirillo”, quando l’Unità pubblicò notizie sulle trattative fra Dc, camorra e servizi segreti per la liberazione dell’esponente campano dello scudo crociato sequestrato dalle BR. Io ero il direttore de l’Unità e mi dimisi perché usammo un documento “falso”; che, però, diceva cose che si sono dimostrate, poi, in gran parte vere. Sono stato in Parlamento e nella Segreteria del Pci al momento in cui cadde il Muro di Berlino, e anche Presidente della Rai. Con queste funzioni sono stato “noto” ma non “famoso”. La fama te la danno i media. Io, durante il caso Cirillo, ho avuto l’onore di una apertura su tutta la prima pagina de La Repubblica: “Petruccioli si è dimesso”. Quanti altri possono esibire un trattamento del genere? PS = Una parte di queste avventure le ho raccontate in “Rendiconto” (Il Saggiatore) e “L’Aquila 1971” (Rubbettino)

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