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Roma Quello che è giusto è giusto

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L’onestà è un valore fondamentale. Questo abbiamo imparato negli ultimi tempi (io per la verità lo sapevo già, ma non importa), dunque trovo sommamente ingiusto additare solo le schifezze che ammorbano da un po’ di tempo la mia bella città, la cui proverbiale eternità è messa a dura prova. Intendiamoci, Roma ha avuto stagioni amministrative prevalentemente mediocri, se non pessime. Salverei in primis i compianti Luigi Petroselli e Renato Nicolini, entità opposte e complementari come gli Yin e Yang cinesi, che formano la totalità perfetta. Da ricordare qualche buona iniziativa di Veltroni e di Rutelli, una cura di buon livello delle aree verdi, uno stato generale al limite del dignitoso.
Dunque mi pregio di segnalare, finalmente ad onore del Comune di Roma, la foto di questa bella installazione posizionata in via dello Statuto, a due passi da S. Maria Maggiore e Piazza Vittorio. Chi lamentava scarsa sensibilità alle istanze culturali da parte della giunta in carica, è servito di barba e capelli.
Non conosciamo l’autore (si faccia avanti!), ma che bello l’andamento obliquo, quale armonia nell’accostamento dei colori – verde bianco azzurro – quanto intrigante la presenza blu al centro dell’immagine, in allusione a una simmetria in vivace, provocatorio contrasto con l’asimmetria generale!
Molto curata anche l’ambientazione, che evoca un’atmosfera di squallore urbano volutamente in contrasto con l’opera. La nonchalance della Vespa (citazione da Vacanze Romane?) parcheggiata sul marciapiede, le due sagome a grandezza naturale dei turisti in pantaloncini, che tentano di ritirare denaro da un Bancomat probabilmente fuori servizio, la presenza incombente della Banca stessa, diabolica signora del Potere capitalista.
Completano il quadro, in secondo piano, la precedente installazione del genio sconosciuto: un apparecchio tecnologicamente perfetto, dalla forma squadrata, lievemente inquietante. Il simbolo dell’inutilità dell’essere, sottolineato da due cartelli indicatori dell’apparecchio misterioso, ossessivamente ripetitivi ma sbilenchi e degradati, come si intuisce debba essere l’animus dell’artista.
In terra, sporcizia perennemente rinnovata, in modo interattivo, dai fruitori del capolavoro. Tutto rigorosamente gratuito.

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