Vai a portare il cappotto di visone ad allargare, apparentemente. In realtà vorresti che il pellicciaio te lo comprasse e non solo perché ci devi pagare l’Imu, ma anche perché ti vergogni di camminare impellicciata nel tuo quartiere. Donatella ci resterebbe male, guardandoti dal suo giaciglio sotto al porticato della banca. Quindi lasci lì la belvetta muffa ed esci dall’atelier col tuo paltò firmato di 15 anni fa. Sembri comunque una gran signora, purtroppo. “Ho fame.” Dice Anna senza tendere la mano, con disperato orgoglio, alla fermata della metro. “Perché guardi proprio me?” Pensi, più disperata di lei. “Ok, ho 5 euro, facciamo a metà”, decidi. “Vuoi un panino?” Scuote la testa in un si inebetito. “Buongiorno, ci scalda una pizza al prosciutto, per favore? Faccia anche un caffè per la SIGNORA, grazie.” Increduli i baristi eseguono con vivace solerzia: una BORGHESE ha ordinato di nutrire una homeless africana, quindi l’africana va trattata alla pari. Stavolta. E domani? Domani tu hai due cause: una di sfratto per morosità e l’altra per aver ospitato un’ingrata, forse mafiosetta. Ti restano 2 euro. Cammini, col tuo Massmara nero, sperando che qualcuno, nell’incipiente futuro, ti paghi un panino quando agonizzerai sotto a un ponte, come Anna, come Donatella. C’è il sole oggi. Una benedizione. E non solo per chi vive già su un cartone, anche per la tua psoriasi psicosomatica, l’asma, l’artrosi. La lattaia di piazza Morselli, a Milano, ti viene in mente di colpo. Quelle mani accartocciate, quegli artigli dolenti che afferravano il gorgonzola… In fondo sei ricca, come la bottegaia artrosica, hai una casa, tu. Ma non hai un lavoro, né affetti, né amici. Interessa questo ad Equitalia? Mmmh. Una sottile linea ti divide da queste donne vive per sbaglio, come te. L’attraverserai? Una bolletta, un soffio di vento e sei finita, lo sai. Forse c’è chi spera tu varchi il confine, da anni. Forse è solo la legge della jungla, chissà. Vai a ritirare le foto per il casting teatrale, spedisci il curriculum e aspetti. Non ci sono ruoli per attrici cinquantenni, dicono. Non ci sono più ruoli per nessuno nella vita. Eppure è tutta una recita e lo sai bene, sei un’artista, tu. Rimane incantata, Marie Lidie, a questa notizia. Lei ha fatto soltanto la centralinista a Parigi, prima di restare sola. Le si illumina il volto, molto più che all’arrivo del cappuccino -che oggi dividi con lei- quando glielo dici. “L’arte… l’arte… che bella!” Sospira. Ti dà il numero, Marie Lidie. “Chiamami a Natale!” Certo, la chiamerai. Farai “volare” una vecchina sola. Perché la tua vita è un sogno irraggiungibile: sei un’artista, tu.