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Poesia

Si va

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Illustrazione Stefano Navarrini ©

 

La punta del calzino si sfilaccia,

due occhi spalancati,

guardano forse me? …

Nel cielo grigio di guerra

ogni drone è una stella.

Afferro la scarpa, la destra,

la sinistra giace ancora riversa;

la sa lunga il signore, fresco di rasatura,

e sillaba equazioni,

l’indice che va giù, e su col medio,

ma quanto costa il pane chi può dirlo?

Tiro i lacci e li annodo,

ci ripenso,

occorre essere cauti

in questa età del piombo,

e faccio il doppio nodo,

dovessi mai inciampare.

I figli di chi sono?

O natura, natura!

No, non c’è pessimismo,

se ciascuno è convinto che valga la pena

affidarsi a una traccia,

luminosa,

la scia di bava che lascia la lumaca,

e piantarci un seme su questa terra:

per chi germoglierà?

Metto in piedi la scarpa,

la sinistra, la calzo,

un sospiro, una fitta,

Sarà l’ora di andarsene.

Se non hai niente da perdere

ti perdi in mare, che è sempre nostrum,

anche se ci muoiono gli altri.

Tiro i lacci, il tallone si oppone,

un ultimo strattone e sono pronto;

mi alzo,

si va.

 

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SALVATORE RONGA

Nacque a bordo di un’isola nel golfo di Napoli, Ischia. Sbarcò raramente, così da poter attribuire al rollio ogni tormento esistenziale. Sperimentò varie forme di gastrite. Perse i capelli, ma non perse tempo a raccoglierli. Amò più di quanto i suoi amici sospettassero e odiò molto meno di quanto i suoi nemici avessero creduto. Venne alla luce il 13 luglio 1969 e da allora non fa che scrivere e riscrivere il suo epitaffio.

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