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Manuale di sopravvivenza

Voglio vivere ancora

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Foto Nuvoletti ©

 

Morte civile. Chiusa in casa tutto il giorno. Non posso mai uscire da sola. In galera sto. Ricevo continui inviti a mostre di fotografia, a presentazioni di libri interessantissimi, a dibattiti appassionanti. Vedo recensioni di film, di spettacoli teatrali. Sono Tantalo. Mi contorco di desiderio.

Vorrei vivere. Basta. Mi frega cazzi se starò male, se cascherò, se il cuore sbatterà, se mi parrà di essere in un incubo, se la gente normale mi guarderà torcermi a terra come fossi una pazza. Tanto lo so che il dolore non mi può uccidere. Non subito. L’acida cascata di adrenalina che mi scorrerà per le vene. In fondo in 16 anni di amnesie ne ho avute solo due, da cinque ore l’una. Ho perso solo dieci ore, in fondo.

Prenderò i taxi, andrò dove mi pare. Girerò per Roma da sola, scattando fotografie alla città luminosa, alla gente felice, alla vita altrui che rincorro.

Vivrò. Se mi sveglierò ancora una volta dentro una inutile TAC, senza ricordami che anno è, fa niente, tanto poi passa. Passa sempre, non ho paura. Mentre ogni giorno che non vivo, non vedo, non creo, non imparo è perso per sempre.

 

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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