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Pesce d’aprile per vecchi

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Foto di Claudia Maria Zaffino

Dal Primo Aprile finita emergenza. Un due tre liberi tutti. Più libero di tutti sarà Covid. La pandemia no, non è finita, ma ciò che un po’ ci proteggeva sì è finito, quasi del tutto. Già, si trattava di obblighi e proibizioni che infastidivano assai i giovani consumatori, gli adulti produttori, i sani, gli immortali. I novax ancora vivi.
Parlo di noi, noi vecchi – scusate la parola – noi over 70, over 80, magari non malatissimi ma forniti di sistema immunitario ormai tremante e canuto, che può difenderci ma forse no. Allegri, difendiamoci da noi. Chiusi in casa, senza poter incontrare figli, nipoti, amici.
Quarta dose? Ma no, non serve a niente? Oppure è solo per i fragili – già perché noi vecchi quasi sani siamo dei panzer!
Non sono una dottora, non ho nulla da insegnare, sono solo una 80enne triste, ridicola, spaventata e incazzata. So bene che in giro circolano un paio di virusetti Omicron più infettivi del morbillo – e cara grazia che quello l’ho avuto da piccola. Ho paura e mi sento sola. E so che questo che sto scrivendo non è scienza, né sapere, e nemmanco, d’altronde e al contrario, una delirante “opinione” finanziata da Putin. Quindi non avrò ascolto alcuno. La mia non è che una viscerale invettiva – non ho autorità se non l’assurda mia voglia di vivere – ancora un po’, un pochino. Vivere davvero, vicina alle persone che amo, cui voglio bene. Vorrei uscire dalla galera senza rischiare la salute. O la pelle.
Non c’è un accidenti di vaccino pensato per Omicron? Non c’è nulla che mi protegga, in giro? I vaccini e il booster li ho fatti, ma nel frattempo vedo amici e coetanei che si beccano il Covid anche due volte. Devo aspettare il supermonovaccino autunnale che proteggerà da tutto, anche dalla peronospora e dal giradito? E intanto… indosserò lo scafandro?
Cari meno vecchi e più sani, avete deciso di liberarvi di noi palle al piede inutili, lamentose e colme di esigenze? O è tutto uno scherzo? Un pesce d’Aprile, accidenti.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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