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Società

Alla cieca, e questo non è un Editoriale

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Un editoriale presumerebbe una certa dose di preveggenza. Per sua natura dovrebbe essere destinato a durare, minimo un mese. Ma io non so che futuro ci aspetta, di qui a una settimana. Ogni giorno tutto si muove e trabocca, le condizioni al contorno sono totalmente instabili. Ogni editoriale che oggi può apparire fatidicamente profetico, domani sarà del tutto scotto.
Quindi, sarò breve.
Cosa si nasconde dietro i nuvoloni neri e lampeggianti che si ammucchiano all’orizzonte degli eventi?
La fine dell’Occidente? E delle nostre patetiche pretese di politically correct, di uguaglianza, di democrazia e di progresso senza fine?
La crisi globale? Immagino di colpo tutte le economie del mondo che si sgambettano reciprocamente. Pure la Cina crollerà con tutti i Brics, che senza di noi non sono nulla. Apocalisse Maya.
E la povera Italy? Lei, il buco nero, la più ipocrita, la più sgangherata delle democrazie occidentali. La più marcia. Avanguardia di distruzione, potrebbe sprofondare per prima, avvitandosi in un abisso di ridicolo. In un nulla senza speranza, traboccante odio – senza dignità.
Oppure. Il web ridarà salute al mondo? Creerà nuova incommensurabile ricchezza? Dopo aver distrutto i cartacei dell’orbe terracqueo, dopo aver portato milioni e milioni di persone a lavorare e smazzarsi gratis – per il meraviglioso sapore della libertà – ci darà modo di creare nuova vita e lavoro? Sarà lo strumento della nuova CRESCITA non inquinante, leggera, per tutti? Collegandoci tutti in una immensa mente mondiale autocosciente?
E Ellerì, la nostra minuscola vibrante creaturina? Il suo destino è nelle mani dei Maya, del web – dei cattivi e dei buoni che fanno parte dell’umanità. E’ destinata a volare via nel vento del nulla, dell’irrilevante, del ridicolo, insieme alle illusioni che la circondano, travolta dall’Apocalisse prossima ventura (cit)?
Oppure potrà essere uno dei miliardi di semi che umani di buona volontà e mente lucida stanno spargendo intorno a loro – e fiorirà, metterà ampi rami e profonde radici. Darà lavoro, sorridente conoscenza, legami intelligenti. E noi potremo dire, soddisfatti: “meno male che l’abbiamo capito in tempo”.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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