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DUE VITE, DUE FRONTI, UNA SOLA ORCHESTRA

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West-Eastern Divan Orchestra

Due vite lontane, due fronti opposti, eppure il musicista israeliano Daniel Barenboim e lo scrittore palestinese Edward Sa’id capiscono, attraverso la loro amicizia, che il dialogo è sempre possibile.
Decidono di dimostrarlo al mondo intero fondando un’orchestra aperta solo a giovani musicisti provenienti da Egitto, Siria, Libano, Tunisia, Giordania, Israele e Palestina. Così, dopo nove anni, nel 1999 nasce la West-Eastern Divan Orchestra. Lo scopo è creare un punto d’incontro fisico e di convivenza reale usando la musica e l’orchestra come paradigma della collaborazione e dell’accettazione reciproca.
All’inizio vi furono problemi. Durante le prove nascevano violente discussioni tra i ragazzi e alcuni furono anche osteggiati dalle famiglie di provenienza. Non fu facile nemmeno viaggiare, si scoprì quasi impossibile portare musicisti israeliani a esibirsi in paesi arabi e viceversa. Intervenne in aiuto il governo spagnolo, che offrì una sede stabile all’orchestra e dei passaporti diplomatici per permettere le tournées in qualsiasi paese. Barenboim ricevette lettere minatorie e fu ripreso ufficialmente da vari ministri del governo di Tel Aviv, così come arrivarono critiche e minacce a Sa’id da parte di esponenti laici e religiosi di numerosi paesi arabi.
La salda amicizia dei due rimase il faro del progetto sino a quando, nel 2003, Edward Sa’id morì. L’anno seguente fu creata una fondazione in suo nome per permettere l’attuale vita dell’orchestra.
Edward era solito sostenere che «le armi non avrebbero mai risolto nulla» mentre Daniel aggiungeva che «se gli israeliani e i palestinesi potessero vedere il parallelo fra il dialogo, o meglio la sua mancanza, e la struttura della Musica, anch’essi prenderebbero coscienza dell’urgenza di coesistere».
Loro due ci sono riusciti.

What was the most difficult moment of your time in the Divan? from West-Eastern Divan Orchestra on Vimeo.

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DIEGO C. de la VEGA

… l’ex-moglie (probabilmente l’ultima) lo definisce “un delinquenteeeee!”. I più non lo reggono oltre gli 11 minuti, ma per i pochi che hanno sopportato con benevolenza i suoi difetti: De la Vega è una persona d’oro! Ha vissuto dividendosi tra Madrid, l’ex Repubblica di Genova per approdare a colonizzare, attualmente, il sub-Piemonte. Autentico fantasista, ha svolto innumerevoli attività. Filoenologo, musicista, cuoco-pop, musicoterapeuta pentito, ex politico in erba, sartina-smart, giusperito incompiuto, lobbysta, elettricista, falegname, idraulico, appassionato d’arte contemporanea, genio dell’informatica fai-da-te. Ama la musica antica e le opere di Philip Glass saltando a piè pari tutto l’800 che trova disgustoso. Un uomo meraviglioso se non fosse per un solo piccolo difetto: riesce a volgere tutte queste sue doti in armi letali con cui produce catastrofi inimmaginabili pur non volendo! I suoi insegnanti delle scuole elementari, capendone il valore, dopo il classico “è intelligente ma non si applica” lo promossero a un definitivo: è una Mancata Promessa! Attualmente, non volendo farsi mancare nulla, si è dato anche alla scrittura essendo stato ospitato su LaRivistaintelligente.it dalla benevolenza di Giovanna Nuvoletti, e pubblicando racconti in due antologie di Edizioni2000diciassette, grazie all’invito di Maria Pia Selvaggio che, chissà come, lo ha scoperto. .DeLaVega si chiama Diego e non è uno scherzo cosi come è vero quanto detto sopra.

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