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Ecco un bestseller di Voland edizioni

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Esordio: a un odioso scultore francese 45enne gli si spara in testa il figlio 19enne proprio davanti agli occhi. E subito tu ti domandi come, con un padre simile, il ragazzo abbia aspettato tanto prima di escludersi dal mondo dei vivi. Lo stronzo ricco drogato e alcolista incontra in seguito una ragazza vomitante e fuori di cotenna, Gloria. Che si scopre essere l’amore del ragazzo morto. Poiché Gloria gli distrugge casa, Marc decide di tenerla a vivere con sé. Naturale, chi non lo farebbe? Poi si incontrano altri amici dello scultore, sgradevoli e tossici quanto lui. E anche convenzionali, stereotipati ed ex-rivoluzionari da strapazzo, come lui. Qua e là si conversa di scopate. Di gite in montagna. Di liquori e di sostanze varie. Davvero adorabili. Per farla breve, a metà del libro anche il lettore più bradipo già si augura che la fanciulla Gloria ammazzi tutti gli adulti con le peggiori tecniche splatter immaginabili, tipo CSI – per poi concludere, ça va sans dire, facendo fuori se stessa in un Whalalla di redenzione. E’ probabile che il francesissimo e borghesissimo romanzo finisca davvero così. Ma non ve lo dico per non togliervi la sorpresa.

In effetti devo confessare che si tratta di un bel testo, ben scritto e intrecciato con astuzia. Dove il male, il vuoto, la decadenza morale sono delineati con assoluta efficacia, ben servita da una splendida traduzione. Tagliente, essenziale come una lama d’acciaio. Senza una sbavatura. Non permette di distaccarsi dal disgusto verso i protagonisti neanche per un attimo di una lettura convulsa e senza fiato.
Vendette di Philippe Djian, Voland edizioni

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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