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Racconti

Maddalena

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Illustrazione Stefano Navarrini ©

Era una stanza grandissima: lo scrittoio, pur se imponente, sembrava molto piccolo. Di fronte c’era un divano con tanti cuscini e un gatto rossiccio mimetizzato benissimo. L’arredamento ricordava uno stile dannunziano. C’erano libri, quadri, portaritratti d’argento e legno intarsiato con dentro foto con dediche. Le piante erano tutte poggiate su basi di legno dorato con un blocco di marmo in alto. Dentro altissimi vasi di vetro c’erano calle, calle bianche ovunque.

Lei aveva folti capelli dello stesso colore del gatto, mani ossute e candide, le dita affusolate appesantite da gioielli orientali, indù. Alle spalle dello scrittoio c’erano attestati di varie parti del mondo e in tutti spiccava la parola astrologie. Molte foto ritraevano personaggi noti: spettacolo, sport, politica, ma soprattutto imprenditoria.

«Vedi, quando un imprenditore vuol sapere come sarà il prossimo periodo della sua vita, se lo attende un periodo di sfiga, aspetta che gli passi». Maddalena fissò l’uomo che le stava di fronte, con gli stessi occhi verdi del gatto. Prese una clessidra, la girò e la poggiò con gesto deciso e appena rumoroso, solo allora gli tolse quegli occhi taglienti di dosso. I granelli di sabbia sottilissima scorrevano. «Mi hai detto la tua data di nascita e l’ora, ora io ti aiuterò a riconoscere il tuo passato».

Lui rimase interdetto, si aspettava di avere notizie sul futuro, non sul passato.

«Ti sei allontanato a 20 anni e poi a 40 e 60. Sicuramente lo farai pure a 80. Hai sempre pensato di nascere ancora una volta, la vita precedente non la volevi più».

Cominciava a sentire il peso di quegli episodi che Maddalena gli stava ricordando. Lei prendeva appunti su un foglio dov’erano raffigurati soli e lune che si univano in disegni sconosciuti. Soppesava ogni minimo tratto e le successive parole. Dava l’impressione di scavare con tutte le sue forze, trovava dei pezzi di vita, li mostrava e analizzava.

«La morte della tua mamma ti ha segnato profondamente. Le donne della tua vita non sono state molte, ma tutte importanti, e perderle ti ha cambiato. Ogni volta ti sei portato dietro qualcosa della donna che non era più con te e l’hai rivista in quella che arrivava».

Lui cercava mentalmente un riscontro con nomi e date, riascoltando quello che gli era successo cominciava a rivedere la sua storia da spettatore. Quella donna un po’ per volta conquistava la sua fiducia. C’era un registratore, veniva acceso e spento secondo il procedere del racconto.

«Il tuo ascendente Bilancia ti ha dato sempre tanta forza, ti ha caricato in ogni momento, anche difficile, di fiducia nell’avvenire». Si concentra sui suoi appunti, consulta un vecchio libro con le pagine ingiallite, indugia su una tabella di numeri scritti a caratteri piccolissimi; prende una lente di ingrandimento e si mette a studiare per qualche istante. Riporta alcuni numeri sul foglio e riaccende il registratore: «Nel 1964 lasci la famiglia e cominci un viaggio, indossi una divisa, ne sei orgoglioso, sei a capo di un gruppo di uomini, anche loro in divisa. Ti seguono perché sei giusto e condividi le stesse fatiche senza sottrarti mai. Questo tuo segno distintivo lo ritroveremo anche nell’attività lavorativa». L’uomo annuisce e, ormai in balia di Maddalena, sente di avere la gola secca e si augura di non essere “interrogato”.

Maddalena nota un velo di sbigottimento e di stanchezza. Spegne l’apparecchio e preme su un campanello. «In questa casa c’è la consuetudine di un ottimo caffè». Poco dopo arriva caffè fumante per due. Lo porta una donna non più giovane, su un vassoio ricoperto da un centrino di pizzo. Appoggia tutto sul bordo dello scrittoio dalla parte dell’ospite. Il caffè è già nelle tazze, si deve solo zuccherare, lei lo beve amaro. Quando finiscono di sorseggiare lei gli porge una sigaretta senza filtro e l’accendino. Aspirano tutti e due con quella sperimentata voluttà di quando si vuole dare più peso a ciò che sta succedendo.

«Ti svelo un mio segreto, non l’unico». Sorride. «Quella signora che hai visto è francese, l’ho conosciuta alla Sorbona alle prime lezioni di Astrologia. Era attaccata a quegli studi e tutto il resto, per lei, veniva in second’ordine. Man mano che si procedeva lei diventava bravissima, la più brava di tutte, e iniziò a cimentarsi con qualcuno della sua cerchia di amici. Così una sera ne studiò uno che le era anche tanto caro. Però non riuscì a dire tutto perché a un certo punto svenne. La portarono sul divano e lì sprofondò in un sonno cattivo.

Nel mezzo della notte la svegliarono gli stessi amici della sera prima, ma mancava Paul, quello col quale stava guardando la vita futura prima di svenire. Paul era andato via, scosso per quanto accaduto. Camminando per strada aveva cercato una sigaretta nella tasca della giacca, l’aveva messa tra le labbra e cominciato ad armeggiare per accenderla. Poi aveva attraversato la strada.

Una folata di vento improvviso aveva fatto saltare la brace della sigaretta all’interno del giaccone, dalla parte del bavero. Paul istintivamente aveva cercato di spegnerla, ma nel farlo si era distratto da tutto e aveva perso l’equilibrio. La macchina gli era arrivata addosso e lui non era riuscito a evitarla. Jannet quasi impazzì ricordando che la sera prima aveva visto tutto. Partimmo insieme per l’Italia il giorno dopo, ora sta con me e io la proteggo».

Prima che il racconto finisse avevano acceso ancora una sigaretta a testa. Un clic stava avvertendo che si riprendeva, la parte superiore della clessidra era ormai vuota e fu girata, un sorso d’acqua…

«Il tuo segno zodiacale, con tali ascendenti, ti assegna questo grande dono: tu invecchiando migliori, questo di darà la possibilità di vivere al meglio tutti gli anni che hai davanti». L’uomo si sentì sollevato, pensò alle affermazioni nel lavoro, nei rapporti con gli altri e con le donne. Non che quest’ultimo fosse un problema vitale, ma gli anni cominciavano a farsi sentire e non voleva rinunciare a quel lato della vita, specie ora che, allo scoccare del sessantesimo, cominciava una nuova vita. Altri 20 anni. Se è stata così brava col passato che nessuno al mondo poteva averle raccontato, pensò, sarà brava pure col futuro.

Maddalena spense l’apparecchio, si accese un’altra sigaretta e chiuse il vecchio libro con le tabelle. Prese il nastro, lo mise nella custodia e sopra ci scrisse il nome seguito da Capricorno ascendente Bilancia – Venere – Sagittario – Toro – Dic.2000. Si alzò e andò ad aprire le finestre,

il gatto guadagnò subito il terrazzo. Dove era stato poggiato il caffè, lui mise un pezzo da cinquantamila lire piegato in due con discrezione, lei fece finta di non vederlo. Aiutando l’uomo a infilarsi il cappotto fermò le mani sulle sue braccia esercitando una leggera pressione, gli sussurrò grazie e aggiunse che la donna che lo stava aspettando a casa era una donna fortunata.

Lui salutò la signora con un baciamano e quella stanza che lo aveva circondato per tutto il tempo… fuori dal tempo.

Nel gesto di chiudere la grande porta d’ingresso alle sue spalle, Jannet gli disse: «Bonne soirée, monsieur, je vis mon ami heureux de ce temps dépensé, il est un très beau signe».

 

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ANTONIO QUAGLIARELLA

Pugliese del ’44, una decina d’anni in ogni provincia e, partendo da Lecce, ha emigrato nel 2003 in Lombardia. Proprio l’anno del grande caldo, con questa regione in testa per il maggior numero di anziani sopravvissuti. Sempre nel campo finanziario, ha smesso (fortunatamente) di dare consigli il 30 aprile del 2013. Servizio militare assolto con gioia e onore nei Parà, la Toscana gli entra nel cuore in quel periodo, era 1968. Non resiste per tanto tempo a niente e a nessuno, quando ha potuto farlo si muove di conseguenza, riconoscendosi il merito di saper vivere con piacere in contesti molto complessi e diversi e questo sin da bambino. Ogni volta prova la stessa sensazione di avere di fronte una vita nuova di zecca da scoprire e questo gli moltiplica le forze. Viene cooptato nel Rotary International e si merita la Paul Harris Fellow, appena prima che istituissero il numero chiuso per i terroni. Questo continuo frazionamento di vita lo porta alla convinzione che l’ultima persona vicina non potrebbe mai avere sottomano una storia completa (quasi) della sua vita. Così comincia a scrivere. Ne fa le spese, di questo fiume di inchiostro, La Rivista Intelligente e la sua “mamma” Giovanna. Essere sé stessi sempre, qualche volta anche juventino, ha un prezzo da pagare. Solo una donna sempre al suo fianco, dai tempi della migrazione e l’accoglienza, continua a fargli sconti e a dargli credito e lui l’ha legata a doppio filo alla sua vita, ormai finalmente stanziale.

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