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Memorie di Villa Strohl-fern

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Roma - Angolo di Villa Strohl-fern

Il giardino di Amedeo Bocchi e la “protervia della gioventù”

Amedeo Bocchi (1884 -1976) è stato un artista di alta qualità, e la sua bella pittura sarà sempre apprezzata da chi ha occhi per vedere. Era un uomo magro e piccolino, girava di rado per la Villa Strohl-fern. Quando lo scorgevi lungo il viale che conduce alla sua casa studio romita e raccolta nel verde, ti appariva prima di lui il cappello a falda larga e un soprabito cucito addosso all’esile corpo accompagnato dall’immancabile bastone dal pomo corneo.
Sapevamo che era un autorevole pittore, ed era molto geloso dell’atelier dove la vita si svolgeva parallela al lavoro accanto alla anziana sorella. Era rimasto solo in gioventù. Aveva perso ambedue le mogli compagne di vita e di arte, ed una figliola in giovane età, nei primi anni Trenta.
Amava il giardino adiacente lo studio, dove coltivava piante di frutta, fiori di ogni specie (rose, lilas, fiori della passione, glicine) e quella atmosfera di esterno con radura filtrante le luci del giorno tornava nei suoi dipinti come i volti e le movenze delle donne che avevano fatto la gioia e i dolori della sua vita.
Al maestro Bocchi si doveva rispetto per antonomasia. Noi ragazzetti e ragazzacci della Villa, però, tutto questo suo ricco mondo interiore non lo capivamo se non per via degli interdetti provenienti dalle raccomandazioni familiari: ‘non disturbate il pittore che lavora’, ‘giocate pure, ma curate di non gualcire il giardino del maestro’, e così via dicendo.
Un bel giorno di primavera avanzata io e l’amico francese Paulot, figlio di un professore del liceo Chateaubriand, decidemmo di infischiarcene della buona educazione: penetrammo in mezzo ai glicini, ai tulipani e le tuberose del giardino di Bocchi, attirati soprattutto dal pendulo nespolo gravido che smagliava di gialle e invitanti frutta, accanto al rigoglioso susino altrettanto pronubo di possibili scorpacciate. In quattro e quattr’otto balzammo da una staccionata e ci riempimmo le tasche di nespole e susine senza badare tanto alle delicate e variopinte fioriture che, tra una scultura in terracotta e l’altra, popolavano quel meraviglioso luogo verde e incantato.
Bocchi, naturalmente, non si accorse di nulla. Era sempre troppo preso dalla sua vita intima, fatta di lavoro e di pensieri che, sicuramente, lo rivolgevano al passato, a tutto quel passato cui la sua stessa vita di artista ere dedita a vagheggiare in forma e colore.
Noi ragazzetti e ragazzacci non capivamo. Non potevamo capire. Potevamo solo desiderare le nespole e le susine. E ci pareva una avventurosa impresa lo avere ‘profanato’ l’intoccabile reame dell’artista silenzioso, sottratto al mondo, che ci appariva solo come simbolo di ciò che è ‘vecchio’ e irrimediabilmente ‘sorpassato’.
A tanto può arrivare, la ignara, innocente ma non innocua, ‘protervia della gioventù’….

Amedeo Bocchi

Amedeo Bocchi

Villa Strohl-fern dipinta da Bocchi

Villa Strohl-fern dipinta da Bocchi

 

 

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DUCCIO TROMBADORI

Duccio Trombadori. Nato a Roma nel 1945, figlio e nipote d’arte, dal padre Antonello e dal nonno Francesco ha ereditato la passione per la politica e la pittura. Laureato in Filosofia, è stato giornalista, critico d’arte, saggista, docente di estetica alla università di Architettura di Roma. Ha iniziato a scrivere d’ arte su ‘L’Unità’ alla fine degli anni Settanta, ha continuato in seguito su ‘Rinascita’, ‘Panorama’, ‘Il Foglio’, ‘Il Giornale’, e sul Tg3. Esperto d’ arte italiana del ‘900, ha diretto una rivista d’arte (‘Quadri&Sculture’, 1993-1998) ed ha curato monografie di Mario Mafai, Francesco Trombadori, Antonio Donghi, Riccardo Francalancia, Giulio Turcato, Renato Guttuso, Mario Schifano, Mario Ceroli. Tra il 1993 e il 2013 ha collaborato a diverse edizioni della Biennale di Venezia, di cui è stato consigliere di amministrazione. E’ stato più volte consigliere di amministrazione della Quadriennale di Roma. E’ autore di un libro- intervista con Michel Foucault (1982) e di una biografia ragionata di Gino De Dominicis (2012) . Un suo libro di versi (’Illustre Amore’, 2007) è giunto finalista al Premio Viareggio. E’ pittore di piccoli paesaggi di gusto ‘novecentesco’ che ha esposto a Parigi e Roma tra il 1990 e il 2014.

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