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Una profondissima quiete. Assisi e Francalancia

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La mostra a Palazzo Bonacquisti di Assisi

Il pittore Riccardo Francalancia (1886-1965) è comunemente noto come esponente emerito della ‘prima Scuola Romana’ del ‘900, ma in verità egli era di Assisi e come tale mise nel suo pennello la lezione di Giotto, la visione naturale della luce a prospettiva aerea, del paesaggio minuto e plastico della città, della campagna e delle sue circostanti irsute colline, dipingendo come un ritrovato ‘primitivo’ dall’ animo semplice, devoto e intensamente lirico.

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Sono usciti da questo impasto di cultura i piccoli grandi capolavori che in buona parte oggi si possono ammirare ad Assisi in Palazzo Bonacquisti, per una mostra promossa dalla Cassa di Risparmio di Perugia (a cura di Beatrice Avanzi, Vittorio Sgarbi e Michele Dantini).
Francalancia era un ‘primitivo’ per modo di dire, in quanto vasta era la sua cultura di artista moderno direttamente influenzato dalle pagine di Ardengo Soffici sull’arte del ‘doganiere’ Rousseau, o dalla meditazione su Giotto di Carlo Carrà, fino ai pensieri più vicini al ‘mistero laico’ del mondo visibile su cui insisteva la musa metafisica di Giorgio De Chirico.
Francalancia aveva uno sguardo sintetico che contornava il profilo dei disegni e la pittura doveva servire alla resa di una immagine semplice e significativa come di una favola illustrata per bambini. Ciò che commuove sono gli effetti di luce sui volumi rialzati di colli spolverati di alberelli succinti, anse di fiume sotto fronde alberate, viuzze ricurve a prospettiva cieca, come la Costa San Giorgio di Montale, altrettanto dipinta da Ottone Rosai.
Di quest’ultimo, Francalancia è parente nello stile conciso e ‘primitivo’; ma, a differenza del tono umbratile e scontroso che l’immagine di Rosai sempre mette in rilievo, egli raggiunge una superficie levigata e sempre animata da un sorriso interno, come una fonte lumionsa che emana dalle cose viste anziché depositarsi su di esse dall’esterno.
Questa interiorità dipinta, frutto di uno stile che associa cultura e spontaneità, riesce così a comunicare quella ‘profondissima quiete’ – così, bene commenta il catalogo della mostra – che si manifesta nei quadri di Riccardo Francalancia e lo restituisce al pubblico nella sua originale e preziosa virtù poetica.
La mostra, che assieme alle opere di Francalancia associa quelle di artisti amici, sodali e coevi (tra questi Trombadori, Paresce, De Chirico, Edita Broglio, Cagnaccio, Paresce, fino a Colacicchi, Cagli, Mafai e Pirandello), resterà aperta in Assisi fino al 4 Novembre. Da non perdere

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DUCCIO TROMBADORI

Duccio Trombadori. Nato a Roma nel 1945, figlio e nipote d’arte, dal padre Antonello e dal nonno Francesco ha ereditato la passione per la politica e la pittura. Laureato in Filosofia, è stato giornalista, critico d’arte, saggista, docente di estetica alla università di Architettura di Roma. Ha iniziato a scrivere d’ arte su ‘L’Unità’ alla fine degli anni Settanta, ha continuato in seguito su ‘Rinascita’, ‘Panorama’, ‘Il Foglio’, ‘Il Giornale’, e sul Tg3. Esperto d’ arte italiana del ‘900, ha diretto una rivista d’arte (‘Quadri&Sculture’, 1993-1998) ed ha curato monografie di Mario Mafai, Francesco Trombadori, Antonio Donghi, Riccardo Francalancia, Giulio Turcato, Renato Guttuso, Mario Schifano, Mario Ceroli. Tra il 1993 e il 2013 ha collaborato a diverse edizioni della Biennale di Venezia, di cui è stato consigliere di amministrazione. E’ stato più volte consigliere di amministrazione della Quadriennale di Roma. E’ autore di un libro- intervista con Michel Foucault (1982) e di una biografia ragionata di Gino De Dominicis (2012) . Un suo libro di versi (’Illustre Amore’, 2007) è giunto finalista al Premio Viareggio. E’ pittore di piccoli paesaggi di gusto ‘novecentesco’ che ha esposto a Parigi e Roma tra il 1990 e il 2014.

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