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MATINÉE

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Odio gli spettacoli mattutini. Di tutte le repliche che mi tocca fare in tournée, sono di sicuro quelle che sopporto meno. È parte del lavoro, mi dico, quando vedo il pubblico così poco interessato. Alcuni sbuffano, altri trafficano con il telefono anche se non dovrebbero, altri ancora (e sono quelli che mi fanno più infuriare) sprofondano nelle loro cuffie con la musica ad alto volume.
Quando ho ottenuto questo ingaggio, il primo della mia vita, mi pareva di galleggiare a mezz’aria. Roba importante, di carattere sociale: una rappresentazione salvavita, l’avevano definita. Ero partita piena d’entusiasmo, sempre sorridente e precisa. Studiavo ossessivamente la parte, la ripetevo davanti allo specchio per rendere i gesti esatti, ma armoniosi. L’applauso che arrivava alla fine dello spettacolo, quando metà del pubblico era già pronta ad alzarsi e ad andarsene, lo sentivo anche un po’ mio sebbene comparissi solo nel primo atto.
Con il passare degli anni, l’entusiasmo è sfumato. La nostra recita, trita e ritrita, non sorprende il pubblico, gente di mondo che ha visto lo spettacolo più e più volte. I pochi che non lo conoscono consultano il libretto di scena e pensano di non aver bisogno di seguire le nostre mosse. Guardo il mio partner che ripete i miei stessi gesti, alcuni metri avanti a me nello stretto corridoio. Nemmeno lui ama gli spettacoli mattutini. Avrà anche lui gli occhi spenti e annoiati? Mi muoverò anch’io a scatti con le braccia rigide e la testa innaturalmente dritta? Penso sempre che potrebbero aggiornare un po’ la coreografia, che so, cambiare qualche passo, rendere più accattivanti i costumi in modo da non obbligarci a indossare l’orrendo giubbotto giallo o arancione. Non sono colori che donano a tutti.
Il segnale acustico è partito. La voce annuncia che gli assistenti di volo ora mostreranno le procedure di emergenza. Lo ripete in italiano e in inglese. I passeggeri si siedono e allacciano le cinture. Mi posiziono al centro dell’aeromobile, pronta ad oscillare le braccia per indicare il sentiero luminoso sotto di me.
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GIULIA PRETTA

Bicciolana da metà anni Ottanta. Fa torte e pratica yoga. Scrive e corregge ciò che gli altri scrivono. Appassionata sostenitrice delle -d eufoniche

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