L’amore sono gamberi lessi e purè denso mangiati con le dita, vino rosso senza bicchieri, scaglie di cioccolato fondente tra le lenzuola.
Una calza nera opaca appesa alla sedia, l’altra sulla lampada, e nessuna cravatta.
È la tua voce da cantastorie, che scorzando mandarini evoca grilli e imbroglia: «Hai una testa così bella che la divorerei».
«Siamo nei giardini di Babilonia» ridi, sollevando il passito dal parquet.
L’amore è il tuo sigaro sul comodino, mentre già sistemi il tweed allo specchio del corridoio, dicendo: «Domani, a mezzogiorno, guardami dalla finestra».