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La Prima della Scala

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Ho trovato questo astuccio di pelle nera e quando l’ho aperto una voce mi ha raccontato una storia.
Sarebbero arrivati dei parenti austriaci da Klagenfurt per partecipare alla Prima della Scala e Livio li avrebbe accompagnati. Per l’occasione doveva dare una allure al suo aspetto nobile ma pur sempre provinciale. Avvisò il cocchiere che l’indomani non sarebbero andati a caccia, ma avrebbero preso la strada per Milano.
Sapeva di un atelier specializzato in vestiti da sera. La bottega era dalle parti di Palazzo Reale e ci arrivarono prima di pranzo. Il maestro Alfio La Palma si notava subito per gli abiti di ottimo taglio e per un sorriso aperto. Gli andò incontro e lo accompagnò nel salottino delle stoffe, dove un tavolino rotondo era apparecchiato con tovaglietta di pizzo e piccola porcellana di Capodimonte. Una tazza di caffè con un bicchiere d’acqua fresca e la conoscenza era fatta. Osservarono le mazzette delle migliori stoffe per frac e finalmente passarono alle misure, le annotazioni per qualche difettuccio da tener da conto e arrivederci alla prima prova (imbastita) dopo due settimane.
Il Sig. Alfio ripose con molta attenzione il libretto con tutte le note scritte in matita copiativa; il Sig. Livio, che mai avrebbe azzardato una mossa del genere dalle sue parti, chiese al Maestro se dovesse, per consuetudine, versare un anticipo. Ma come? Proprio l’ amico del Notaio Pesci di Trezzo, l’intimo dell’Intendente Longati di Cassano, il cugino del dott.Filograssi medico del comandante austriaco della Piazza di Treviglio (erano queste le credenziali arrivate) voleva mortificare quel povero sarto emigrante? Si intesero con un sorriso e il garzone del negozio arrivò con un pacchetto confezionato come in una gioielleria: «questi dolcetti vengono da casa mia e Voi li porterete alla Vostra in ricordo di questa visita che mi ha fatto tanto onore».
«Un’ultima cosa», disse «quest’anno sono di gran moda gli occhialini a “stringi naso” che vanno tenuti nel taschino destro del gilet con una catenina leggera fissata a un bottone. Una persona elegante come lei… Attraversi Piazza Duomo, li troverete al n.21 e dite pure che mi onora dei suoi favori. Felice ritorno a casa, Signore».

VANZINA-lenti americane.
Stipi esterni di legno e una vetrina con qualche occhiale in esposizione. Anche il pavimento era di legno come il bancone e gli armadi a parete avevano i vetri per l’esposizione interna. Un commesso gentile accolse il Sig.Livio, ma quando risonò il nome di Alfio LaPalma, l’uomo seduto dietro un tavolo da lavoro saltò letteralmente in piedi, si avvicinò ai due e con un rapido gesto del braccio fece scomparire il commesso. Era il proprietario del negozio di ottica. Solite moine e arrivò un plateau foderato di velluto rosso che recava i migliori occhialini dorati e di forme diverse. Non ebbe dubbi sul modello, il Sig.Livio prese quello che costava di più e vi abbinò una finissima catenella d’oro.
Era il 20 maggio del 1778.
Tutto fu approntato per l’inaugurazione del 3 agosto e Livio venne assai ammirato quando arrivò con i suoi parenti austriaci al Nuovo Regio Ducale Teatro alla Scala. Si rappresentò il dramma musicale L’EUROPA RICONOSCIUTA di Antonio Salieri.

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ANTONIO QUAGLIARELLA

Pugliese del ’44, una decina d’anni in ogni provincia e, partendo da Lecce, ha emigrato nel 2003 in Lombardia. Proprio l’anno del grande caldo, con questa regione in testa per il maggior numero di anziani sopravvissuti. Sempre nel campo finanziario, ha smesso (fortunatamente) di dare consigli il 30 aprile del 2013. Servizio militare assolto con gioia e onore nei Parà, la Toscana gli entra nel cuore in quel periodo, era 1968. Non resiste per tanto tempo a niente e a nessuno, quando ha potuto farlo si muove di conseguenza, riconoscendosi il merito di saper vivere con piacere in contesti molto complessi e diversi e questo sin da bambino. Ogni volta prova la stessa sensazione di avere di fronte una vita nuova di zecca da scoprire e questo gli moltiplica le forze. Viene cooptato nel Rotary International e si merita la Paul Harris Fellow, appena prima che istituissero il numero chiuso per i terroni. Questo continuo frazionamento di vita lo porta alla convinzione che l’ultima persona vicina non potrebbe mai avere sottomano una storia completa (quasi) della sua vita. Così comincia a scrivere. Ne fa le spese, di questo fiume di inchiostro, La Rivista Intelligente e la sua “mamma” Giovanna. Essere sé stessi sempre, qualche volta anche juventino, ha un prezzo da pagare. Solo una donna sempre al suo fianco, dai tempi della migrazione e l’accoglienza, continua a fargli sconti e a dargli credito e lui l’ha legata a doppio filo alla sua vita, ormai finalmente stanziale.

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