Caricamento

Digita la ricerca

Attualità

Il lockdown me lo faccio da sola

2.849 visite

Immagine dell'Autrice

Sono ansiosa, arrabbiata, spaventata, e ho ragione. Durante l’estate sembrava la vita potesse tornare normale, forse ci siamo illusi, certo siamo stati illusi – io, non ho mai smesso di usare gel e mascherina, ho 78 anni, ma speravo in un autunno di miglioramento.
Siamo stati tutti accuratamente tempestati da luminari che affermavano Covid esser morto e sepolto. Siamo stati inseguiti da politici che accusavano le mascherine di essere inutile schiavitù, e si esibivano in umidi selfie guancia a guancia. Siamo stati circuiti da giornali e TV che davano più spazio ai negazionisti che alle persone serie…
Sono state anche organizzate e permesse manifestazioni pubbliche contro l’uso delle mascherine. Ora, siamo, tutti insieme, di fronte a una crescita esponenziale: ovvero i contagi non solo crescono, ma aumenta la crescita, e aumenta la velocità della crescita – e man mano di seguito aumentano ricoveri, terapie intensive, morti. E l’età media dei ricoverati va diminuendo.
Non è come a aprile – la speranza non è più intrecciata al dolore. Viviamo con la rabbia. Oramai non si può più togliere la scuola ai ragazzi, e il lavoro agli adulti. E i mezzi pubblici sono scatole di sardine, veicoli d’infezione. Non potrò vedere figli, nipoti, amici – potrebbero essere asintomatici e uccidermi. Siamo arrivati al punto che per fare un necessario tampone ci si devono sobbarcare ore e ore di fila ai drive-in (bel nome), la ASL sparisce, nessuna assistenza a casa. Lo so bene, perché accade a moltissime persone che conosco.
Quindi, come molti altri anziani, ora mi metterò in isolamento da sola. Se lo faranno tutti gli over 65, e gli immunodepressi, e i fragili, insomma tutti quanti noi categorie a rischio, forse la vita delle altre persone potrà essere meno repressa. Dei figli, dei nipoti, degli amici più giovani e sani di noi. Lo considero un dovere.
Ma sono furiosa: contro medici, politici di opposizione e gente famosa d’ogni sorta che ci hanno coscientemente ingannati. E con governo e amministrazioni che non si sono premuniti contro il riaccendersi della pandemia. Epidemiologi seri l’avevano previsto, e sono stati ricoperti di pubblici insulti ovunque. Quindi stavolta non canterò inni dalla finestra, né esporrò variopinti cartelli d’ottimismo.
Uscirò, ben bardata, solo per fare la spesa e andare dalle mie dottoresse. Nel frattempo, ho scaricato Zoom, per cercare di restare in contatto coi miei cari – come riuscirò, nonostante i problemi auditivi, che mi fanno ricevere in forma di dolore fisico i suoni distorti, tipici delle comunicazioni via etere? Almeno, potrò vedere i loro visi.

Tags:
GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

  • 1
Successivo

Ti potrebbe piacere

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *